Statali in carcere se la malattia è falsa

Il pugno duro contro i fannulloni della pubblica amministrazione può portare anche in carcere. La cura del ministro Brunetta per ridare smalto ed efficienza al funzionamento della macchina statale oltre ai premi prevede, infatti, pene severe per chi si approfitta della compiacenza del medico. Il testo del decreto legislativo, messo ieri on line sul sito della Funzione Pubblica, sull' «ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico» prevede infatti che per le false attestazioni o certificazioni è prevista una sanzione anche penale che può arrivare alla «reclusione da uno a cinque anni» oltre alla «multa da 400 a 1.600 euro». La medesima sanzione è prevista anche per il medico che concorre al falso. La stessa punizione è prevista per il dipendente pubblico che si dichiari in servizio senza esserlo. «Fermo quanto previsto dal codice penale» si legge infatti nello schema del decreto, viene «punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 400 a euro 1.600» il dipendente che «attesta falsamente la propria presenza in servizio, mediante l'alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente». Non solo. Il dipendente infedele risponde della responsabilità penale e disciplinare e delle relative sanzioni, ma è anche «obbligato a risarcire il danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di retribuzione nei periodi per i quali sia accertata la mancata prestazione» e il «danno all'immagine subìto dalla pubblica amministrazione». Per il medico la condanna comporta anche la radiazione dall'albo e, se dipendente di una struttura sanitaria, anche il licenziamento «per giusta causa». La previsione di punizioni severe per i dipendenti furbetti va in ogni caso di pari passo con la premiazione del merito. Il decreto Brunetta punta infatti a stoppare la distribuzione a pioggia di benefici per un meccanismo di distribuzione degli incentivi economici e di carriera più selettivi. Si rafforza inoltre la responsabilità dei dirigenti e il loro potere di gestione delle risorse umane, anche per l'attribuzione dei «premi». Rivista anche l risoluzione del rapporto di lavoro prevista in caso di ripetizione di assenze ingiustificate; per ingiustificato rifiuto di trasferimento; per false dichiarazioni ai fini dell' assunzione o della progressione in carriera; per prolungato insufficiente rendimento.