Filippo Caleri f.caleri@iltempo.it Le Borse tornano a ...

Un livello da boom economico degli anni '50 e rivisto in America solo nel 2003, quando i tassi furono ridotti a quel livello per rilanciare l'economia dopo la frenata indotta dal crollo delle Torri di New York nel 2001. Sull'onda della decisione del presidente della Fed, Ben Bernanke, che precede quella della Bce che ha già prennunciato un calo del costo del denaro nella riunione del 6 novembre, i mercati azionari di Asia e Europa hanno fatto numeri da record. I rialzi sono partiti dall'Asia, con Tokyo (+7,7%) galvanizzata dalla discesa dello yen nei confronti dell'euro e del dollaro e dall'ipotesi di una riduzione dei tassi (già bassissimi, allo 0,5%) anche da parte della Banca del Giappone. L'euforia ha poi contagiato tutta l'Europa (con la sola eccezione di Francoforte, trattenuta dal pesante calo di Volkswagen): Londra, Parigi, Madrid, Milano e Stoccolma hanno messo a segno rialzi nell'ordine dell'8-9%. Alla fine i listini europei hanno recuperato 341 miliardi di euro di capitalizzazione. Estremamente volatile Wall Street che dopo la decisione si è mossa intorno alla parità dopo la mossa della Fed. Le banche centrali hanno continuato, nel frattempo a immettere liquidità, con benefici consistenti sul tasso Euribor (riferimento per i mutui variabili) che si è ridotto di due punti base al 4,83% (il quindicesimo ribasso consecutivo). La decisione della banca centrale statunitense ha ridato fiato anche a Piazza Affari che si è dimenticata per un giorno lo spettro della recessione. Quello che ha terrorizzato il listino milanese nelle ultime sei sedute. Gli indici hanno fatto un rimbalzo importante. Il Mibtel che ha recuperato l'8,48% (15.874 punti) e lo S&P/Mib il 9,87% (20.466 punti) mettendo a segno il secondo miglior balzo di sempre. Il tutto mentre alcuni dei titoli a maggiore capitalizzazione sono stati costretti alle sospensioni per eccesso di rialzo, con gli investitori che sono tornati a posizionarsi sul mercato. Tra questi Fiat, Telecom, UniCredit, Intesa SanPaolo ed Eni. Complessivamente sono cresciuti anche gli scambi che hanno raggiunto 923 milioni di azioni, per un controvalore di quasi 3 miliardi di euro (2,83 mld per la precisione). Il denaro è tornato su tutto il listino e a beneficiarne sono state sia Eni (+17% a 17,91 euro) che Telecom (+5,97% a 0,87 euro) e Fiat (+6,51% a 5,65 euro).