Benzina, pressing sul Tesoro

Il ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, l'aveva annunciato per la fine del mese scorso. Ma niente di fatto. Secondo fonti vicine al dossier, i tecnici del ministero dell'Economia stanno ancora facendo i conti e dovrebbero sfornare il decreto che sterilizza gli aumenti dell'Iva sui carburanti nel giro di pochi giorni. Ma cresce la platea degli scettici. «Credo che il provvedimento non vedrà mai la luce - dice a Il Tempo il responsabile economico di An Mario Baldassarri - I consumatori non si facciano prendere in giro, il governo deve occuparsi dell'ordinaria amministrazione e in questo momento sta pensando a tutt'altro». Bersani ha spiegato che il provvedimento servirà a evitare che lo Stato guadagni dall'aumento del prezzo del petrolio. Il ministro ha tenuto a chiarire che non si tratterà di un «taglio delle accise», cioè di un provvedimento per ridurre stabilmente questa componente fiscale, ma di un intervento di «sterilizzazione dell'Iva» per compensarne l'incremento legato ai rincari dei carburanti. In generale la misura, prevista in Finanziaria, verrà messa in atto a fronte di un rialzo del prezzo del petrolio del 2% sulla media del trimestre rispetto a quanto fissato nel Dpef (71 dollari al barile), ma nella sua prima applicazione prenderà in considerazione i primi due messi di quest'anno. Bersani ha più volte richiamato anche la necessità di una riforma che aiuti a ridurre i costi della distribuzione. Un provvedimento contenuto nella terza lenzuolata di liberalizzazioni rimasta ferma al Senato (l'Unione europea ha chiesto all'Italia di eliminare i vincoli all'apertura di nuovi impianti entro quattro mesi). «Bisogna smascherare l'operazione ipocrisia e demagogia del governo Prodi - sottolinea a questo proposito Baldassarri - il prezzo della benzina è costituito per il 70% dal costo industriale, dal 67% da tasse e solo il 3% va in tasca ai gestori. La spinta alle liberalizzazioni - prosegue l'ex viceministro dell'Economia - serve solo per permettere alla grande distribuzione, quindi alle cooperative rosse, di vendere i carburanti. Ma non avrebbe effetti benefici sulle tasche dei consumatori». Il petrolio ieri ha segnato un nuovo record raggiungendo a New York i 104,64 dollari al barile. Pesano i dati sul calo delle scorte di greggio negli Stati Uniti, ma soprattutto l'annuncio arrivato dalla riunione dell'Opec a Vienna: l'organizzazione dei paesi esportatori ha deciso di non aumentare la produzione di oro nero.