Acea rimane fuori dal risiko dell'energia

Non per Acea, però, che per ora si taglia fuori dal gioco e studia le mosse. Almeno a vedere le ultime evoluzioni, con quella che doveva essere promessa sposa della società presieduta da Fabiano Fabiani, Hera, che ha avviato trattative con l'emiliana Enìa. L'azienda romana resta quindi alla finestra, per stessa volontà dei vertici che ribadiscono l'intenzione di rimanere fuori da eventuali accordi. Senza temere tuttavia, di essere esclusi dal processo di consolidamento in corso nel mondo delle utility italiane. Che mantengono sempre come azionisti principali i comuni (Acea oggi è controllata al 51% dal Campidoglio). I rumors su trattative con la bolognese Hera erano state già smentite una quindicina di giorni fa dallo stesso amministratore delegato Andrea Mangoni, ma ora non c'è più spazio per le ipotesi: nel corso dell'ultima riunione del Patto di sindacato della bolognese Hera (svoltasi appena due giorni fa), sono stati avviati i primissimi contatti per verificare le condizioni per una eventuale aggregazione. Come dire, visti i tentennamenti di Fabiani, il presidente di Hera Tommaso Tommasi ha «scaricato» Acea e spostato l'attenzione sulla multiutility di Parma, Piacenza e Reggio Emilia presieduta da Andrea Allodi. A dare il via ai giochi nell'universo delle ex municipalizzate, erano stati i sindaci di Milano, Letizia Moratti e di Brescia Paolo Corsini. Intenzionati a portare avanti la fusione tra la milanese Aem presieduta da Giuliano Zuccoli e la bresciana Asm di Renzo Capra. E sembra davvero fatta, considerato che l'accordo che darà vita al gigante da 5 miliardi di euro, dovrebbe chiudersi il prossimo giugno. Intanto, dopo quello lombardo-padano a finire sotto i riflettori è l'asse del Nord-Ovest: in ballo l'aggregazione tra la torinese Aem e la genovese Amga, che, con ricavi per 1,8 miliardi di euro, darà vita al gruppo Iride. E secondo indiscrezioni di stampa, il nuovo intreccio di allenza potrebbe scattare proprio a partire da Iride, che con Hera-Enìa sarebbe in grado di dar vita a un colosso da oltre 4 miliardi, che si piazzerebbe al quarto posto in Italia dopo Enel, Edison, Endesa e Asm-Aem.