C'è aria di risiko bancario. Bpi si prepara

Al vaglio del cda di ieri, non ci sono state solo le avances della Banca Popolare di Milano di Roberto Mazzotta. I vertici dell'istituto infatti hanno illustrato anche gli altri approcci ricevuti negli ultimi tempi: sono molte le banche pronte a farsi avanti per un eventuale matrimonio con la Bpi (si parla di Popolare Emilia Romagna, Popolare Verona e Novara e Popolare Vicenza). A Lodi tutte queste pretendenti sarebbero comunque favorite rispetto ai grandi colossi bancari francesi tedeschi o spagnoli, considerati meno vicini alla base dei soci. Il consiglio d'amministrazione è stato preceduto dall'assemblea dell'istituto che ha dato il via libera alla fusione per incorporazione di Reti Bancarie e Bipielle Investimenti in Banca Popolare Italiana con un concambio di 5 a 1 nei confronti dei soci della prima e di sei a cinque per quelli della seconda. «La fusione è auspicata dai mercati - ha commentato l'amministratore delegato Divo Gronchi - e l'obiettivo finale è aumentare la posizione competitiva di Bpi». Pronti a entrare in azione. Sul fronte del nuovo risiko bancario, il presidente Piero Giarda ha sottolineato che la Bpi non è «fanciulla spaurita», è «una banca solida e sa valutare». È ancora presto per un mandato esplorativo, non risultano proposte formalizzate sul tavolo degli amministratori ma i consiglieri, dopo l'assemblea, sono rimasti un paio d'ore per «chiacchierare sul panorama generale» e farsi spiegare dai vertici l'andamento dei colloqui. La settimana prossima, il 2 agosto, il cda sarà comunque nuovamente riunito per esaminare i risultati dell'ispezione di Bankitalia. Il tema aggregazioni dovrebbe dunque entrare nel vivo alla fine estate, inizio autunno. Polemiche sull'aumento di capitale. Contestato in assemblea l'aumento di capitale per 720 milioni di euro, che ha portato la capitalizzazione a oltre 6 miliardi (superiore quindi a quella della Popolare Milano e di altri pretendenti). Uno dei piccoli soci ha insinuato che l'obiettivo fosse coprire nuovi rischi. «I rischi sono ancora qui ma non sono aumentati» ha risposto Gronchi (a bilancio 2005 appaiono accantonamenti pari complessivamente a un miliardo di euro). «Siamo arrivati alla parte finale per Parmalat e non vediamo perdite aggiuntive; anche su Magiste c'è un concordato in corso che non comporta ulteriori perdite per la banca. Con Barilla c'è una diversa visione su uno stesso contratto (il riferimento è a Kamps, ndr). Non abbiamo assolutamente fatto l'aumento di capitale per fronteggiare rischi non emersi prima - ha ribadito Gronchi - ma solo a supporto del piano industriale».