Enel, l'Ue contro le barricate francesi

Bruxelles, che sempre ieri ha inoltre fatto un passo avanti contro l'Italia sulla versione emendata della cosiddetta legge anti-Edf, ha inviato a Parigi una «lettera di messa in mora» - prima fase della procedura d'infrazione secondo il regolamento comunitario - in cui chiede al Governo d'Oltralpe informazioni sul decreto del 30 dicembre scorso. Questo, ricorda l'Esecutivo Ue in un comunicato diffuso ieri, prevede una «procedura di autorizzazione per gli investimenti stranieri in alcuni settori» ritenuti strategici, «che potrebbero avere un impatto sulle politiche programmatiche, sulla sicurezza pubblica o sulla difesa nazionale» del Paese. Dopo uno scambio di opinioni «informale» con le autorità francesi sul testo della legge, si legge nella nota, la Commissione europea non ha nascosto quindi le sue «preoccupazioni». In particolare, Bruxelles teme che alcuni aspetti della legislazione possano costituire un «disincentivo agli investimenti da parte di altri stati membri, in contrasto con la normativa comunitaria sulla libera circolazione dei capitali (Articolo 56) e sul diritto di stabilimento (Articolo 43). Parigi dovrà rispondere alla richiesta della Commissione europea entro due mesi e, a seconda dell'analisi dell'attesa risposta, Bruxelles «deciderà se emettere o meno una richiesta formale al Governo francese per modificare la legge» attraverso l'invio di un parere motivato, vale a dire la seconda fase della procedura d'infrazione prima di arrivare alla Corte di Giustizia europea. Per il momento, il Commissario Ue al Mercato interno, autore dell'avvio della procedura nei confronti della Francia, ha cercato di gettare acqua sul fuoco. Interpellato al riguardo a margine di una conferenza stampa tenuta a Strasburgo, McCreevy ha infatti dichiarato che «nella maggioranza dei casi, un accordo si raggiunge». In particolare, ha proseguito, in questo caso «non c'è nulla per impedire che un accordo si possa raggiungere con le autorità francesi in quest'area». Allo stesso tempo, McCreevy è passato alla seconda fase della procedura d'infrazione contro l'Italia relativa alla versione emendata della cosiddetta legge anti-Edf. A Roma è stato inviato un «parere motivato» per imporre il rispetto della decisione della Corte di giustizia Ue del giugno 2005, che aveva dichiarato illegale la versione originale della legge (a quel punto già abrogata). Secondo Bruxelles, che aveva avviato la procedura d'infrazione lo scorso ottobre con una «lettera di messa in mora» a carico dell'Italia, le nuove norme non sono in linea con la sentenza della Corte del Lussemburgo. La Commissione, infatti, contesta che l'abolizione del limite del 2% al blocco dei diritti di volto di un gruppo straniero sia vincolata tra l'altro al fatto che il gruppo stesso sia già in fase di privatizzazione.