di EMANUELA ZONCU È BASATO sulla cessione delle attività non più strategiche e sull'abbandono della ...

Che mira a riorganizzare dal profondo l'assetto del gruppo per tornare a fare utili dopo i colpi subiti nel 2005 e tornare quindi nel risiko bancario da predatore e non da preda. Il piano, redatto dal direttore generale Franco Baronio grazie all'ausilio di Mediobanca, è stato discusso ieri dal cda e verrà presentato oggi alla comunità finanziaria. Un piano frutto anche dell'esperienza maturata in questi mesi dall'ad Divo Gronchi e basato quindi sul concetto di autonomia e indipendenza della banca. Già all'indomani dell'uscita di Fiorani (che secondo il bilancio ha ricevuto 1,7 milioni di euro nel 2005 prima di essere interdetto), Gronchi aveva imposto un cambiamento di rotta a 180 gradi abbandonando la finanza creativa della precedente gestione e recuperando il rapporto con i clienti/soci. Come dire, un cambiamento verso la trasparenza che ora, passata l'emergenza, deve affrontare la prova della quotidianità. La Bpi del futuro vedrà così, in un modello federale, una capogruppo che definisce le linee strategiche e il controllo della gestione, mentre alle banche rete sarà affidato il presidio del territorio. Previste anche società prodotto e strumentali. L'organigramma del gruppo sarà così modificato cancellando quei comparti che erano necessari alla politica di finanza aggressiva di Fiorani. L'operazione comporterà il ritiro dalla quotazione delle due controllate Bipielle Investimenti e Reti Bancarie Holding e che sarà resa possibile anche dall'aumento di capitale fino a 800 milioni di euro. Il delisting comunque, come già emerso nelle scorse settimane, avverrà probabilmente ad autunno, una volta assestati i conti. Via quindi alla cessione degli immobili non strumentali, che tanta parte avevano avuto nelle operazioni con Gnutti e Ricucci. Sempre meno peso anche per i prodotti ad alto rischio come hedge e alternative funds, dove la precedente gestione aveva preso posizioni su hedge e alternative funds per un ammontare di ben 925 milioni di euro. Dopo le dismissioni realizzate da Gronchi d'urgenza le posizioni sui derivati di Bpi che a settembre 2005 ammontavano a 1,9 miliardi di euro, si sono ridotte a marzo a 447 milioni di euro. Infine la cessione dei crediti per circa 1 miliardo di euro e che non dovrebbe comportare ulteriori accantonamenti, mentre non dovrebbero arrivare sorprese dalla svalutazione del portafoglio titoli dopo la maxi pulizia del 2005.