La Fiat e il ministro Maroni ai ferri corti

L'azienda ha definito «inadeguato» lo strumento della mobilità lunga per dieci anni, ed è tornata alla carica con la richiesta di poter applicare, anche dopo il 2008, gli attuali requisiti pensionistici ai propri dipendenti in esubero. Secca la replica di Maroni, che si è detto «stupito» dalle parole dell'azienda: «Sono stati loro a chiedere la mobilità lunga. Evidentemente hanno le idee confuse». Il ministro, quindi, ha ribadito il suo secco "no" al doppio regime di pensionamento dal 2008. Ad innescare la miccia è stato il responsabile delle relazioni industriali di Fiat Auto, Paolo Rebaudengo. La posizione espressa mercoledì scorso da Maroni (di mobilità lunga si può discutere, ma «niente regali» alla Fiat) non è andata giù ai vertici della casa torinese. Soprattutto dopo le indiscrezioni secondo cui giorni fa la Fiat avrebbe chiesto al governo di inserire alcune agevolazioni in suo favore all'interno della Finanziaria. «Lo strumento della mobilità lunga dieci anni è inadeguato a risolvere i problemi che abbiamo», ha affermato Rebaudengo. Secondo la Fiat, infatti, per i lavoratori che andranno in mobilità dovranno essere mantenute le attuali regole pensionistiche anche dopo il 2008: dunque, 57 anni di età e 35 di contributi (mentre la nuova riforma prevede 60 anni di età e 35 di contributi). Ma per Maroni non se ne parla proprio.