di GIOVANNI LOMBARDO L'EX amministratore delegato della Fiat, Herbert Demel, aveva dovuto usare 27 diapositive ...

A distanza di due anni dal quell'incontro, Sergio Marchionne ha parlato meno di cifre e più di fatti. In meno di due ore l'ad del Lingotto è riuscito a convincere tutti sulle prospettive future dell'azienda, anche i sindacati, che però hanno chiesto di avviare un confronto già da settembre sui vari punti del documento. Diciotto miliardi di investimenti in quattro anni per tutto il gruppo Fiat di cui 10 per Fiat auto, nessuna chiusura di stabilimenti, saturazione occupazionale al 100% entro il 2008 ad esclusione di Termini Imerese per cui è previsto l'80%, conferma di tutti gli obiettivi finanziari: questi i punti chiave del nuovo piano industriale presentato ieri a Palazzo Chigi. «L'incontro è stato fruttuoso - ha detto il numero uno della Cisl Savino Pezzotta - Questo è un piano che da alcune prospettive». Nuovi modelli e motori ecologici. Il piano prevede il lancio di 20 nuovi modelli oltre all'aggiornamento di 23 modelli già esistenti. Rispetto al piano precedente sono previste cinque novità di prodotto. Confermati tutti gli obiettivi della Fiat a partire dalla previsione di un risultato netto positivo per il gruppo, dopo le partite straordinarie per il 2005 e un profitto netto superiore ai 700 milioni per il 2006. Per la capacità produttiva si prevede un leggero taglio in modo da eliminare per il 2008 quella inutilizzata. A supporto dell'azione di rilancio la Fiat prevede nell'arco di quattro anni un piano di investimenti per Fiat Auto di 9.550 milioni di euro di cui 3.580 per ricerca e sviluppo, indirizzati soprattutto verso il lancio di motori a minore impatto ambientale. L'azienda ha ribadito che non ha intenzione di chiudere nessuno stabilimento ma ricorda che «le eventuali situazioni di dissaturazione degli stabilimenti verranno gestite senza il ricorso a provvedimenti a forte impatto sociale ma attraverso l'utilizzo della cassa integrazione». La battaglia su Termini Imerese. L'annuncio di nuovi sacrifici di posti di lavoro per lo stabilimento siciliano ha scatenato la reazione del ministro per lo Sviluppo Gianfranco Micciché. La previsione di saturazione all'80% dell'occupazione, secondo Micciché, è «inaccettabile per la Sicilia. Stupisce l'atteggiamento remissivo di Cgil, Cisl e Uil che, in altre occasioni, si sono dimostrate più attente e sensibili al problema dell' occupazione». Immediata la replica dei sindacati che con Carla Cantone (Cgil) e Bruno Vitali (Fim) hanno stigmatizzato le dichiarazioni di Miccichè come «campagna elettorale» e hanno ribadito che lo stabilimento siciliano «è importante come sono importanti gli altri».