Opposizione scatenata contro il provvedimento

Tant'è vero che persino all'interno del governo il vice ministro Baldassarri conta in 500-600 milioni a partire dal primo anno i costi aggiuntivi per lo Stato. Ma dietro le critiche alla riforma mosse da sindacati e opposizione ci sono anche altre motivazioni. Per l'ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco «Vedremo come funzionerà. Se i sindacati sono contrari è difficile che il silenzio-assenso passi. Quindi vedremo se alla fine non verrà fuori un costo aggiuntivo netto per l'Erario e cioè un altro buco di bilancio. In via di principio non è un cosa sbagliata». Giù duro pure l'ex responsabile economico dei Ds, Pierluigi Bersani. Il provvedimento sul Tfr senza concertazione «credo che non possa funzionare», ha detto. Più sfumato il giudizio del responsabile economico della Margherita, Enrico Letta: «Credo che la concretizzazione del Tfr arrivi in ritardo. Quindi la mia è una critica sui tempi, perchè? questa è una vicenda che doveva essere chiusura prima». Pure Rifondazione comunista si scaglia contro la bozza. «Il ministro Maroni vuole regalare milioni di euro dei lavoratori alla speculazione e ai padroni», ha detto Paolo Ferrero, della segreteria del Prc. «Con la riforma - ha spiegato - il ministro vuole regalare un mucchio di risorse alle assicurazioni private, scippando il Tfr ai lavoratori e dando in cambio soldi pubblici alle imprese». Tutte accuse che il responsabile del Welfare ha respinto subito ai mittenti. «Visco e Bersani sono esperti di fallimenti nella previdenza complementare. E la riforma disegnata dal centrosinistra si è rivelata un fallimento», ha detto Maroni commentando i dubbi espressi oggi sul testo della riforma. «Non vogliamo prendere lezioni da chi ha tentato e fallito. La nostra riforma - ha concluso - avrà certamente successo».