DA DOMANI il pasto degli italiani non sarà più "buono".

Polemiche emerse negli ultimi giorni tra i ristoranti e le società che emettono i buoni, accusate di applicare commissioni troppo alte e di pagare con eccessivi ritardi. «La febbre - ha detto Edi Sommariva, direttore generale Fipe-Confcommercio - è alta». A Torino domani sarà blocco totale e, sempre a partire dalla prossima settimana, tutte le associazioni di categoria renderanno note le modalità di protesta. C'è anche un ipotesi di coinvolgimento dei supermercati che abitualmente accettano vaucher per acquisti alimentari. «Sono i datori di lavoro - ha spiegato Sommariva - che hanno il vero potere, infatti con l'apertura di gare di appalto fanno partire la corsa al ribasso per le società che emettono ticket. Il margine tra il valore facciale e quello effettivo pagato si trasforma per loro in profitto». Il valore del ticket (ad esempio di 5,29 euro) che il lavoratore può spendere per mangiare è pagato dal datore di lavoro fino al 20% in meno e «per recuperare tale differenza le società che emettono buoni pasto si rifanno sui ristoratori. Che a loro volta possono decidere se rifiutare i buoni, aumentare i prezzi o, ancora peggio, optare per offrire prodotti di minore qualità». I consumatori sono dunque l'anello debole di questa catena, ha aggiunto il direttore del Fipe, e sono proprio loro che «a partire da domani subiranno i maggiori disagi. Ma è proprio a loro che i commercianti chiedono una solidarietà per poter risolvere questa questione e migliorare le condizioni per poter offrire un migliore servizio». Un appello, inoltre, è lanciato dalla Fipe al governo. «Basta con questa politica sorda. Due anni fa è stato lanciato il 'no ticket day' per far conoscere la situazione e in questi due anni l'unica risposta è stata un'ulteriore aumento delle commissioni».