In bilico la poltrona di Urbani nel cda Rai

Ed è toccato a lui tirare un primo bilancio sui nuovi compiti dell'Authority in materia di conflitti d'interessi. Non sono mancate le sorprese. Mentre non c'è alcun riferimento al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulla graticola finisce l'ex ministro per i Beni e le Attività culturali, Giuliano Urbani per la sua nomina a consigliere di amministrazione della Rai. Tale nomina è avvenuta il 17 maggio scorso, entro i dodici mesi dalla cessazione della carica di Governo, in violazione, si legge nella relazione, dell'articolo 2, comma 4, della legge sul conflitto d'interessi che prevede l'incompatibilità «per dodici mesi dal termine della carica di governo nei confronti di enti di diritto pubblico, anche economici, nonché di società aventi fine di lucro che operino prevalentemente in settori connessi con la carica di governo». Il 25 maggio è stato avviato un procedimento nei confronti di Urbani la cui conclusione è prevista per il 15 luglio. E pare a questo punto molto probabile che la poltrona di Urbani sia destinata a saltare. Un altro passaggio critico della relazione di Catricalà riguarda il controllo delle attività patrimoniali dei politici e dei loro parenti per evitare possibili conflitti d'interesse. Suscettibile di miglioramento, in particolare, «è il sistema delle dichiarazioni patrimoniali dei parenti fino al secondo grado tenuti a dichiarare il proprio stato patrimoniale». Su 457 congiunti che erano tenuti a trasmettere le proprie attività, solo 233 hanno ottemperato, mentre i restanti 224 non hanno effettuato alcuna dichiarazione. Un ammonimento anche direttamente ai politici, per i quali i termini sono ancora aperti. «Per le dichiarazioni patrimoniali - dice Catricalà - si registra una certa resistenza». Ma i problemi non finiscono qui. Secondo Catricalà bisogna «stabilire a chi spetti la configurazione dell'interesse pubblico la cui lesione fa scattare i poteri sanzionatori. La legge sembra delegare questa competenza all'Autorità che, interpretandola in coerenza con la propria ispirazione, ha ritenuto nel regolamento attuativo che il pubblico interesse sia leso in tutti i casi in cui i comportamenti dei titolari siano idonei ad alterare il corretto funzionamento del mercato e comunque, in via residuale, ogni qualvolta l'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio dei titolari e dei loro congiunti sia frutto di una scelta manifestamente ingiustificata». Un'altra battaglia annunciata dall'Antitrust riguarda la pubblicità ingannevole, mentre è auspicabile che anche in Italia decolli presto la pubblicità comparativa. Va invece condannata, sottolinea il presidente dell'Authority, la pubblicità occulta sui giornali e in televisione.