LA SCALATA

E con la promessa di voler continuare ad acquistarne i titoli, a suo giudizio «sottovalutati», contribuisce a una brusca inversione in Borsa dell'editrice del Corsera, col titolo che chiude sulla parità in dopo una seduta sull'ottovolante. La partenza di Rcs Mediagroup a Piazza Affari ieri mattina era stata in deciso calo, anche sulla scia dell'annuncio della vigilia di Francesco Gaetano Caltagirone di aver venduto la propria quota del 2%, che pareva aver smorzato parte della speculazione degli ultimi giorni. Ma dopo aver raggiunto un ribasso del 5% nel corso della giornata, nell'ultima ora di contrattazioni il titolo ha decisamente invertito la rotta sulla scia delle dichiarazioni di Ricucci chiudendo a 5,973 euro, con un calo limitato allo 0,03%. Ancora anomali gli scambi, con oltre 20,6 milioni di azioni passate di mano e pari al 2,8% del capitale votante. «Dipende dal Patto, ma se decidono di eleggermi, sono disponibile», è stato il chiaro segnale lanciato da Ricucci sull'ipotesi di un ingresso in consiglio di amministrazione, che oltretutto ha un posto libero per le dimissioni di Natalino Irti, provocate proprio dalla sua eccessiva vicinanza con il patron della Magiste. Quanto al titolo Rcs, secondo l'immobiliarista è sottovalutato. E dunque Ricucci promette di continuare ad acquistare azioni e aumentare la sua quota, anche se non ha voluto dire fino a che punto. Non si registrano intanto reazioni dal Patto che blinda il 57,5% del gruppo editoriale, con facoltà di accrescere la propria quota al 63%. Così come non sembrano esserci stati ancora contatti di sorta tra Ricucci e la pattuglia dei 15 grandi soci Rcs, capitanata da Mediobanca (13,1% nel patto, con un 1% circa all'esterno), Fiat (10,2%) e Pesenti (7%). Non sarebbe stato ancora convocato il consiglio di amministrazione di Rcs chiamato a cooptare il sostituto di Irti. Nelle ultime due sedute, dopo la dichiarazione in Consob sul possesso del 15,1% di Rcs di mercoledì 25 maggio, sono comunque già passate di mano 45 milioni di azioni della società editoriale che controlla - tra l'altro - il Corriere della Sera, il 6% del capitale. L'immobiliarista romano potrebbe così essersi già portato in avanti verso la successiva soglia di rilevanza del 20%, con la quale avrebbe il potere di convocare assemblee straordinarie.