In Francia e Germania i costi sono più ragionevoli che da noi

A impedire il ribasso del tasso annuo sono stati soprattutto gli aumenti delle bionde decisi non solo a marzo di quest'anno, ma anche quelli che il dato statistico si porta dietro dall'aprile dell'anno scorso. Aumenti che inchiodano così il tasso annuo al 2,3% registrato anche a febbraio, con prezzi in salita su base mensile dello 0,3%, e che impediscono all'Italia di avvicinarsi ai livelli di Francia e Germania, dove il ritmo del carovita è decisamente più lento. I tecnici dell'Istat, che hanno comunicato il dato definitivo confermando le stime preliminari, hanno sottolineato, cifre alla mano, il peso della voce sigarette sul risultato finale. L'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività senza tabacchi è infatti in discesa, dal 2,3% di febbraio al 2,1% di marzo, il livello più basso dal gennaio del 2000. A marzo si concentra infatti l'effetto cumulato del'aumento dei prezzi delle sigarette effettuato ad aprile 2003 e quello di marzo 2004, che porta l'aumento tendenziale per le sole sigarette al 16,4% dal 9,4% di febbraio. Escludendo i tabacchi, dunque, spiegano all'Istat, a marzo si registra una tendenza disinflazionistica, che riguarda anche la benzina. Sul piano tendenziale, infatti, la voce carburanti e lubrificanti è in calo del 2,3% (grazie all'effetto delle forti riduzioni della fine del 2003), anche se a livello congiunturale si registra un aumento della sola benzina tra dicembre e marzo del 3,6%. Ma buone notizie arrivano anche dal fronte dei prodotti alimentari, quelli che contribuiscono in maniera determinante all'inflazione percepita: il capitolo, che comprende anche le bevande analcoliche, ha visto infatti un rallentamento del tasso tendenziale dal 4% al 3,7%. In particolare, cominciano a calare la carne (tasso tendenziale dal 3,3% al 2,7%), la frutta (dal 6,9% al 6,7%) e soprattutto gli ortaggi (dal 10,4% all'1,8%). Negli altri capitoli sono da citare i ribassi del gas domestico, dei medicinali, degli autoveicoli, dei pubblici esercizi e dei servizi bancari. Ma la voce che non delude mai i consumatori e che inanella l'ennesimo calo è quella relativa alle comunicazioni, scese in un anno del 6,3% e in un mese dell'1,6%. Segnali, dunque, che anche in Italia l'inflazione può cominciare a scendere e ad avvicinarsi ai livelli degli altri Paesi europei. Dal confronto con Francia e Germania, infatti, il nostro Paese esce perdente anche nel mese di marzo, sia che si faccia riferimento all'indice europeo armonizzato (che tiene conto anche dei saldi) che al cosiddetto Cpi. Nel primo caso, l'Italia svetta con un 2,3% annuo e un 1,1% mensile, contro l'1,9% e lo 0,4% della Francia e l'1,1% e lo 0,5% della Germania.