L'EURO tocca anche ieri un nuovo massimo storico nei confronti del dollaro, a quota 1,2159.

L'unico accenno alla moneta unica è stato per dire che un euro forte rappresenta un deterrente per l' inflazione. Nella mattinata, invece, proprio la possibilità di un intervento di controllo sui mercati valutari da parte della Commissione europea aveva giocato a sfavore dell' euro, facendolo oscillare sotto quota 1,21. Il quotidiano britannico Daily Telegraph aveva infatti riportato indiscrezioni secondo cui la Commissione europea starebbe studiando la possibilità di un monitoraggio sull' afflusso di capitali quale strumento per evitare un eccessivo apprezzamento della moneta unica. Non si era fatta attendere la replica di Gherassimos Thomas, portavoce del commissario europeo agli affari economici e monetari Pedro Solbes, che aveva definito la notizia «priva di ogni fondamento». La prospettiva di un controllo sui capitali era in realtà parsa poco credibile anche agli operatori di mercato: «Ci sembra un' eventualità meno probabile persino di una reincarnazione di Elvis Presley» - aveva commentato Jonathan Hoffman, capo economista per l' Europa della Royal Bank of Scotland. Ma, intanto, quanto riportato dal quotidiano britannico era bastato a far perdere alla moneta unica qualche cosa sul dollaro, per poi peraltro risalire dopo l' intervento di Thomas. L' euro non è però riuscito a rompere quella soglia di 1,2070 che, secondo diversi esperti, l' avrebbe portato a marciare fin verso quota 1,2250. A ridimensionare la sua corsa, fino a fargli toccare il nuovo minimo di seduta di 1,2029, l' attesa della decisione del presidente Bush di rimuovere i dazi Usa sull' import di acciaio. L' attenzione degli operatori si concentra ora sul dato di oggi sulla disoccupazione Usa a novembre. Attesa una conferma al 6% ma con il positivo riscontro della creazione di 150.000 nuovo posti lavoro.