Patto di sindacato alla stretta finale

Gli ultimi ingressi riguardano Colacem e Marchini e, secondo quanto riferiscono fonti qualificate, un imprenditore reggiano. Sia il gruppo cementiero umbro, che otterrà un rappresentante nel board capitolino, sia quello del costruttore romano dovrebbero entrare con una quota dell'1% affiancandosi agli altri soci importanti del nuovo salotto finanziario: Pirelli, Colaninno, Toti, tutti in procinto di conferire quote tra l'1 e 1,5 per cento ad un accordo complessivo che dovrebbe sindacare una quota del 29% circa. Non faranno parte del patto il finanziere Romain Zaleski, recentemente salito al 2,44% del capitale, i libici della Libyan Arab Foreign Bank, che detengono poco più del 3% e la Magiste International di Stefano Ricucci, in possesso del 3,71%. Sarebbe invece assicurata anche la presenza della Regione Siciliana come da accordo stipulato al momento della fusione dell' istituto siciliano in Banca di Roma al momento dell' aggregazione tra questa e Bipop. Non ci sono invece più dubbi invece sulla partecipazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma: resterà fuori, ha annunciato oggi il presidente Emmanele Emanuele a Repubblica: «Credo che la Fondazione Cassa di Roma debba rimanere sganciata dalla gestione di Capitalia. Io sono più propenso a occuparmi dei problemi della gente che di alta finanza», ha detto. Lo storico azionista capitolino, accanto a Toro e Abn Amro, aveva sottoscritto il precedente accordo di controllo scaduto lo scorso 6 dicembre. Il disimpegno dal Patto non significa anche un disimpegno azionario: l'Ente Cassa, ha spiegato Emanele, non continuerà a cedere sul mercato quote di Capitalia: «Siamo già scesi dal 10% circa al poco più del 7% e per ora resteremo a questo livello». Al tavolo del nuovo Patto siederà certamente il partner olandese con il suo 6,6% mentre la Toro, passata nel frattempo dall'orbita Fiat a quella De Agostini, limerà il conferimento al 2%. Abn Amro, che desidera da tempo rafforzare la propria presenza nel mondo bancario italiano potrebbe arrotondare la propria presenza a Roma così come, in vista di un rafforzamento del legame di bancassurance potrebbe fare il gruppo Ligresti, attualmente al 2,8% del capitale. Fonsai conferirà l'intero pacchetto nel patto e otterrà un posto nel consiglio d' amministrazione di Capitalia per Jonella Ligresti. Nel sindacato è previsto l'ingresso anche della Fondazione Manodori con il suo 3,17%, ereditato dopo l'integrazione tra il gruppo romano e Bipop-Carire. Ancora incerta infine la partecipazione della Fondazione Banco di Sicilia anche a favore di un suo possibile ingresso spingono due fattori: la sentenza della Consulta e l'annunciato disimpegno dell'Ente 'gemellò capitolino che garantirebbe almeno la presenza di una Fondazione nel patto di controllo.