Fiat, braccio di ferro su Arese

Per la Fiom è necessaria la riapertura «fisica» dello stabilimento e la corresponsione degli stipendi ai lavoratori dal momento dell'entrata in vigore della cassa integrazione (il 9 dicembre scorso). Una eventualità rigettata dalla Fiat che secondo il suo legale Giacinto Favalli sottolinea come il decreto non condanni l'azienda a pagare gli arretrati. L'azienda comunque ha preannunciato ricorso. Intanto il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha incontrato le parti sociali e ha ribadito che la Regione «andrà avanti con o senza azienda» nella riconversione del sito di Arese. Formigoni poi ha rivelato che sono trenta le aziende interessate a realizzare insediamenti produttivi nell'area di Arese, nell'ambito del progetto per il polo della mobilità sostenibile e di queste 10 hanno presentato un business plan. La Fiom mantiene la linea dura sull'esecuzione piena del provvedimento. Se l'azienda insieme al pagamento dei salari in attesa della conclusione delle nuove procedure di cassa (ipotizzato dal legale della Fiat, esonerando gli addetti dalla prestazione lavorativa) non riaprirà l'impianto è pronta ad un nuovo contenzioso. Le cause per ottenere il pagamento dei salari dovranno essere individuali perchè nel decreto non c'e riferimento all'obbligo dell'azienda a pagare la differenza tra l'indennità di cigs e il salario. E mentre il dibattito sulla questione Arese si accende per mercoledì 30 al ministero del Welfare è fissato un incontro sulla mobilità lunga.