I giornali catturano lettori ma perdono in pubblicità

E il rischio per il futuro, secondo gli editori, è che l'approvazione del ddl Gasparri rafforzi questo squilibrio di risorse tra i due media. I dati emersi all'assemblea della Fieg inducono all'ottimismo per quanto riguarda la diffusione dei periodici, che mantengono le loro posizioni in termini di tiratura, e dei quotidiani, per i quali comincia a intravedersi qualche segnale di ripresa. Le note dolenti, invece, vengono con i conti in tasca: le entrate pubblicitarie continuano a calare, rafforzando il trend negativo della stampa italiana, definito «preoccupante» dal presidente della Federazione, Luca Cordero di Montezemolo. Nel periodo gennaio-maggio 2003 si è registrato un calo del 4,5% nella raccolta pubblicitaria dei periodici e del 4,3% in quella dei quotidiani, solo parzialmente compensato dall'incremento delle altre forme di pubblicità. La stampa nel suo complesso è passata da una quota di mercato del 41% del 2001 al 39% del 2002: «La televisione -ha osservato il presidente - è passata dal 51% del 2001, al 53% del 2002. Quindi è facile vedere dove vanno le nostre perdite». Il bilancio è quello di un «biennio difficile con una congiuntura economica negativa ma soprattutto con riflessi sul mercato pubblicitario gravissimi». Bollata come «nulla» la risposta del governo, non essendo state concesse «né le misure per incentivare i consumi e la pubblicità, né quelle per ridurre i costi delle imprese a cominciare dall'Irap sul costo del lavoro giornalistico». E le nuove norme votate dal Senato rischiano di aggravare ulteriormene lo squilibrio: le telepromozioni non sono calcolate nei tetti pubblicitari pur essendo «pubblicità pura». «Ci auguriamo - ha detto ancora il presidente della Fieg - che alla Camera si apportino al disegno di legge quelle poche importanti modifiche necessarie per riequilibrare il sistema». Quindi se la prende con chi, come il ministro Gasparri, ritiene che il principale problema della stampa sia quello della sua scarsa diffusione: un dato questo non del tutto vero, secondo il presidente della Fieg, che sciorina dati sulla diffusione dei quotidiani, che vantano 20 milioni di lettori, e dei periodici, letti da 33 milioni di persone. Punte di diamante «il Corriere della sera e Repubblica - ricorda Montezemolo -: i due giornali leader in Italia vendono molto di più di giornali leader in altri paesi, come Figaro in Francia, El Pais in Spagna, Frankfurter Allgemeine in Germania. Ma il discorso si capovolge guardando al rapporto tra entrate pubblicitarie e copie vendute, tutto a favore dei giornali esteri». Il Corsera vende mediamente 700.000 copie al giorno, Repubblica 630.000, Figaro 364.000, Le Monde 416.000, Frankfurter Allgemeine 398.000, El Pais 434.000, Financial Times 483.000. Ma il rapporto ricavi pubblicitari/copie medie vendute nel caso del Corsera è di 357 euro, mentre nel caso di Figaro, leader in Francia, è di 453 euro.