Sociale, maggiore spesa e meno servizi

A fronte di un lieve, complessivo aumento del +4,58% rispetto all'anno precedente, infatti, per la prima volta la spesa per il sociale dei comuni del Mezzogiorno registra una diminuzione del 2% se confrontato con il dato del 2000. A fotografare lo stato di salute del welfare locale nei 60 comuni italiani medi-grandi, è uno studio dello Spi-Cgil. La sforbiciata più pesante è registrata sopratutto nelle città di Napoli, Potenza, Taranto, Caltanissetta, Messina, Cagliari, Oristano e Sassari che hanno ridimensionato la spesa corrente alle voci istruzione pubblica (-14,2%), cultura (-6%), sport (-4,8%). Al contrario la crescita maggiore della spesa sociale si registra nelle aree centrali del Paese dove l'incremento percentuale raggiunge l'8,7% con punte del 34,3% a Firenze, del 21,6% a Campobasso e del 19% a Parma. Mediamente, comunque, la spesa corrente per l'intervento sociale incide, nei consuntivi dei 60 Comuni indagati, per il 32,4%% della spesa corrente complessiva. Ma è nella spesa corrente sociale pro-capite, in media di 307,10 euro, che emergono le differenze più acute: si passa, infatti, dai 689,21 euro di Bolzano ai 137,12 euro di Torre del Greco, il grosso comune del Sud che ha destinato, proprio nel 2001, una quota molto elevata di risorse, rispetto alle altre amministrazioni, alla gestione delle emergenze del territorio e dell'ambiente nonché agli interventi di amministrazione generale. Ma il Welfare comunale è caratterizzato da un marcato spartiacque geografico: al Nord, rispetto al Mezzogiorno, risulta più bassa l'incidenza degli interventi di assistenza e beneficenza (in sostanza, la spesa sociale in senso stretto) sul totale della spesa corrente sociale (il 24,27% rispetto al 29,20%), così come avviene relativamente alla spesa per l'assistenza scolastica, il trasporto e la refezione ( il 12,56% rispetto al 16,93%). Al contrario, nel Mezzogiorno risulta più bassa la quota di spesa sociale destinata agli interventi per la cultura (per la voce «biblioteche, musei e pinacoteche» la quota di spesa è pari al 2,84% al Sud, al 4,98% nel Centro e al 6,47% del Nord) e per le strutture residenziali e di ricovero per anziani. Generalmente comunque, come spiega lo studio Spi-Cgil, vale la regola secondo cui dove è maggiore l'autonomia finanziaria (e, quindi, la pressione tributaria) maggiori sono le spese per il welfare locale.