Industria, la produzione comincia a correre

Nei primi 4 mesi dell'anno però l'indice Istat destagionalizzato risulta però in calo dello 0,3%. Per quanto riguarda il dato tendenziale bisogna risalire alla fine dello scorso anno per avere un dato positivo (dicembre +3,1%); per quanto riguarda invece l'indice congiunturale un dato migliore si era registrato solo a maggio dello scorso anno (+1,8%). Il dato risulta particolarmente positivo perché raffrontato a livello tendenziale con quello di aprile 2002, durante il quale - spiegano all'Istat - si erano avute molte ore di sciopero. Ad aprile del 2003 la produzione corretta per i giorni lavorativi ha registrato una crescita tendenziale del 2,6%. Sebbene i giorni lavorativi siano stati 20, come nel corrispondente mese del 2002, l'aumento risulta più marcato poiché l'indice corretto tiene conto dell'effetto della Pasqua, che quest'anno è caduta nel mese di aprile mentre nel 2002 era caduta in quello di marzo. Ottimista il commento del ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, che sottolinea anche un andamento dell'Italia «leggermente in controtendenza rispetto alla media europea». I dati di aprile, afferma il ministro in una nota, «indicano una ripresa del tessuto produttivo italiano e rappresentano una tendenza verso la ripresa dopo tre-quattro mesi consecutivi di segni negativi». L'aumento della produzione , prosegue, «non è certo un segno di declino industriale, soprattutto se confrontato con le tendenze opposte presenti in Europa: ad esempio - sottolinea - sempre ad aprile la Gran Bretagna mostra un indice della produzione industriale pari a +0,2% congiunturale e a un -1,8% annuo, mentre Francia e Germania hanno evidenti diminuzioni, rispettivamente -1% e -0,8% congiunturali». Anche per il vice ministro Adolfo Urso «é un segnale importante e significativo che ci fa sperare che sia davvero iniziata una fase di ripresa economica che dobbiamo adesso supportare con una decisa azione di governo in favore dello sviluppo e quindi della competitività delle imprese». Decisamente più cauta la posizione dei sindacati «Una rondine non fa primavera», commenta la Cgil e la Cisl sostiene che bisogna vedere quello che accadrà nei prossimi mesi.