BIENNALE DI VENEZIA

Sulla Laguna la performance del romano Manzo

Silvia Sfregola

L’artista Marco Manzo, partecipante al Padiglione Nazionale Guatemala nella 58. Biennale Internazionale d’arte di Venezia, presenterà il giorno 9 maggio alle ore 10.30 presso la sede del Padiglione a Palazzo Albrizzi Capello in Cannaregio - Salone dei Concerti- una performance funzionale a comprendere l’installazione ambientale da lui realizzata per la kermesse lagunare in mostra fino al 24 novembre 2019: due opere monumentali composte da oltre venti sculture in marmo bianco di Carrara, per rappresentare il tema del femminicidio e della violenza sulla donna, i cui tatuaggi riportati sulle opere confermano come tale espressione artistica sia pacificamente annoverata tra i linguaggi più autorevoli della storia dell’arte contemporanea.  Ebbene la performance vede eleganti donne tatuate interagire con l’installazione “El muro del silencio”costituita da quattro pareti rispettivamente titolate “Tatuana” e “Salvarse el pellejo”. L’opera, tanto drammatica, serba in realtà una interpretazione positiva laddove le mani femminili reagiscono agli atti violenti degli arti maschili, anche essi incisi-armati ed atti ad offendere. Sulla pelle delle donne si delineano motivi tipici dello stile “Ornamentale” – di cui l’artista è precursore – arricchiti a volte da elementi decorativi di tessuti guatemaltechi frammisti a pizzo veneziano, macramè, dentelle, mandala e preziosi gioielli di epoca vittoriana che adornano la donna coprendone le cicatrici fisiche e quelle dell’anima. A tal proposito lo stile “Ornamentale” se da un lato, nei suoi tratti stilistici, fa pensare ad un atto di vanità al contrario, in tale contesto, si trasforma in simbolo di resistenza e ribellione contro le leggi maschili, in testimonianza autobiografica dolorosa e narrazione collettiva, in luogo di memoria per un processo catartico finalizzato al superamento del dramma laddove la femminilità diviene motivo di solidarietà e speranza. La performance sarà anche occasione per la presentazione del “Manifesto del tatuaggio ornamentale” di cui Manzo è autore, testo pubblicato altresì sul catalogo dedicato del Padiglione, in cui emerge una visione sublimata della donna da parte dell’artista in netto contrasto con una condizione che la vede vittima di soprusi e sopraffazioni, non solo nello stato latino americano bensì in tutti i paesi del mondo, dai più industrializzati fino a quelli in via di sviluppo. Il Manifesto indaga diverse culture e diversi periodi storici, conferendo alla figura femminile un ruolo centrale: la donna non è più soggetto da rappresentare bensì essa stessa diviene Arte. Così come nel pensiero dell’artista anche nella cultura Guatemalteca il tatuaggio equivale a libertà, si pensi alla“Leggenda della Tatuana” del Premio Nobel Miguel Angel Asturias, rappresentata da Manzo su due delle opere in mostra, che narra, nella parte finale, la fuga magica dei due personaggi dalla cella dove erano prigionieri proprio grazie al potere del tatuaggio: Per il potere di questo tatuaggio, potrai fuggire ogni qualvolta ti troverai in pericolo, come scapperai oggi. La mia volontá è che tu sia libera come il mio pensiero; traccia l’immagine di questa piccola barca sul muro, sul terreno, nell’aria, dove vuoi, chiudi gli occhi, sali sulla barca e vai... Il tatuaggio ornamentale di Manzo è concettualmente il raggiungimento di questa libertà, l’esaltazione della donna proveniente da una cultura globale che deve fungere da monito e da esempio: in un mondo globalizzato, non si può accettare la violenza, non si deve tollerare il silenzio. Il Padiglione del Guatemala è a cura di Stefania Pieralice, diretto dal Ministro della Cultura Elder de Jesus Suchite Vargas, in rappresentanza dell’arte guatemalteca partecipa, alla sua terza edizione, la scultrice Elsie Wunderlich.