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Il futuro di Lillo & Greg: "In tv con Adriano Celentano"

Carlo Antini

Teatro, cinema, radio, web, televisione. Lillo e Greg sono impegnati da sempre su molteplici fronti. La bussola che li guida è la loro comicità surreale che li ha fatti diventare un fenomeno popolare e amato da un pubblico di tutte le età. Tra poco li vedremo sui palcoscenici d’Italia con uno spettacolo in cui riproporranno vecchi e nuovi sketch. Nel frattempo trepidano per un progetto in tv tutto da scoprire... Greg, con Lillo cosa state preparando per l’autunno? «A settembre partirà la produzione del nuovo spettacolo teatrale che si intitola "Gagmen". Sarà un collage di sketch nuovi o molto vecchi che porteremo in tournée da ottobre. A Roma saremo al Teatro Olimpico dal 18 dicembre al 6 gennaio e con noi ci saranno anche Vania Della Bidia, Marco Fiorini e Attilio Di Giovanni. In radio riprenderemo “610” che, quest’anno, andrà in onda dalle 17.30 alle 18 e per un quarto d’ora dalle 13.30». Niente tv allora? «In realtà c’è una cosa molto interessante. Adriano Celentano e Claudia Mori ci hanno proposto di far parte di un nuovo progetto televisivo che partirà in inverno. Ancora non conosciamo i dettagli ma sulla carta ci sembra molto allettante». Un invito di Adriano Celentano non si rifiuta facilmente vero? «In genere in televisione ci propongono cose che esulano dalle nostre corde. Questa volta, invece, il progetto potrebbe fare al caso nostro. Celentano va fuori dal coro e non si chiude in canoni televisivi prevedibili. È sempre originale e fa parlare di sé. Dobbiamo ancora verificare tutto ma ci sembra davvero molto interessante». A parte la proposta di Celentano, cosa pensa della televisione che si fa oggi? «Non ho l’antenna tv da vent’anni e, se capita, guardo solo film su dvd o Netflix. Penso che reality e talent show siano nocivi. Instillano falsi miti in chi li guarda e nei partecipanti. I ragazzi vogliono avere tutto e subito senza fare sacrifici. Prima le band musicali facevano la gavetta, suonavano nelle cantine e si irrobustivano. Oggi, invece, c’è solo la voglia di apparire. Tutto il resto viene dopo». Altra sua grande passione è la musica. Tra Blues Willies e Latte e i suoi Derivati cosa l’attira delle atmosfere degli anni Cinquanta? «È un fatto di alchimia. Forse, però, un ruolo l’ha giocato anche mio padre che era nato nel ’29 e che mi parlava della liberazione di Roma come di un momento indescrivibile. L’arrivo degli americani aveva portato gioia ed euforia e tutto questo si sposava con la musica del tempo. Da bambino poi ho ascoltato anche il jazz ma la passione per il rock ’n’ roll è scattata dopo aver visto American Graffiti. Questi ritmi e melodie mi comunicano spensieratezza e vitalità ma, al tempo stesso, mi fanno pensare ai problemi dell’epoca come la questione razziale. E poi non dimentichiamo che i grandi del rock ’n’ roll hanno tutti i capelli fino a tarda età...». Come nasce l’ispirazione per le sue storie e i suoi personaggi? «Viene dall’osservazione della realtà con le lenti distorte del surreale. È come se si pensasse a qualcosa che potrebbe accadere ma è difficile che accada. In genere il nostro umorismo è atemporale ma ci potrebbe essere anche un aggancio alla realtà. Ora, per esempio, sto guardando una piscina dalla finestra della mia camera d’albergo e c’è un’area per nudisti. La prima cosa che mi viene in mente è una situazione di rimorchio con la bona di turno. Ma potrebbe accadere anche che spunti un sub perso in un condotto dell’acqua. Oppure osservo i piccoli oggetti che mi circondano com’è accaduto per i protagonisti di Pupazzo Criminale». Com’è nata quell’idea? «Mia moglie mi aveva regalato delle presine da doccia e io ci giocavo riprendendole col mio cellulare. Mi divertiva la discrepanza tra la loro natura tenera e il fatto che si comportassero come criminali della Banda della Magliana. All’inizio montavo le riprese con un programma molto semplice ma ora vorremmo fare una produzione più seria creando una vera e propria web series». Secondo lei qual è il segreto del successo di Lillo e Greg? «Io e Lillo ci siamo trovati subito. È stata una casualità aleatoria che ha funzionato immediatamente. Siamo complementari. Uno diventa spesso la spalla dell’altro e ci scambiamo i ruoli di vittima e carnefice. Io sono più algido e sofisticato, Lillo è più corporeo e più maschera teatrale e questa complementarità offre al pubblico diverse chiavi di lettura. Chi ci viene a vedere sul palcoscenico si trova accolto dalla nostra coppia. Si sente a suo agio, quasi come se fosse in famiglia». Negli ultimi anni vi siete dedicati anche al cinema. Cosa bolle in pentola? «Stiamo lavorando a una nostra velleità. È un progetto da autori, sceneggiatori e registi che si ispirerà alla vicenda del Dottor Jekyll e Mister Hyde. Io sono uno scienziato nerd e Lillo è la controparte popolana. Io desidero impiantarmi le sue cellule staminali per affrancarmi dalla mia realtà. Parallelamente, però, le mie cellule entrano in Lillo che diventa più blando e meno aggressivo, incontrando più difficoltà nella vita criminale. A tutto questo si intrecciano altre vicende e un salvataggio alla Blues Brothers. Ci stiamo lavorando e vorremmo terminare di scrivere la sceneggiatura in vista dell’opportunità di poterlo girare». Qual è il suo sogno nel cassetto? «Vorrei riprendere Telenauta ’69 che era un omaggio alla televisione degli anni Sessanta e Settanta. E poi vorrei potermi dedicare alla composizione di colonne sonore per film americani, sullo stile di Henry Mancini o Burt Bacharach».