IN TOUR NEGLI STADI

Cesare Cremonini e il nuovo album "Possibili scenari": "Vivo come Batman e Robin"

Carlo Antini

Ha qualche capello bianco in più ma è nel pieno della sua energia artistica. "Possibili scenari "è un altro tassello, un altro mattoncino nel percorso di crescita di Cesare Cremonini, musicista che continua a esplorare nuove strade del pop italiano. Cesare Cremonini, due anni di lavoro intenso per giungere alle canzoni del nuovo “Possibili scenari”. Come li ha vissuti? "Sono stati due anni molto importanti anche dal punto di vista umano. Ho vissuto con tranquillità staccandomi dalla promozione e dalle tournée. Ho avuto il tempo per mettere in luce debolezze e iniziare e chiudere relazioni interpersonali". Di cosa parlano le nuove canzoni? "Riflettono quello che sono adesso. “Possibili scenari” è un disco autobiografico e consolatorio. È il bilancio di un ragazzo di 37 anni che ha raggiunto il suo equilibrio nella tranquillità. Artisticamente non voglio assomigliare a nulla di quello che ho già fatto". Nel nuovo album c’è una canzone intitolata "Nessuno vuole essere Robin". Cosa intende? "È un’analogia molto semplice. La mia vita si è sempre snodata attraverso l’alternanza di due personalità: quella che vive e scrive canzoni senza superpoteri (Robin) e quella che sale sul palco e tira fuori capacità inaspettate (Batman). Certe volte faccio persino fatica a riconoscermi. Sono due lati della stessa medaglia che si sostengono a vicenda". Per lei chi sono gli eroi moderni? "Sono i percorsi umani più nascosti. Basta entrare nell’umanità dell’accoglienza: chi lavora negli ospedali, nella scienza o chi è impegnato negli studi. Sono questi i supereroi di tutti i giorni". Crede che un’alternanza tra Batman e Robin ci sia anche negli altri? "Oggi viviamo in profili e account digitali con cui cerchiamo il consenso degli altri e raramente mostriamo le nostre debolezze. Ma quello che crea simpatia sono soprattutto le scivolate". Cosa pensa dell’uso e abuso dei social network? "Stiamo rimbalzando contro qualcosa che ci porterà presto a cercare l’esatto contrario. La mia generazione ha vissuto un’infanzia senza tecnologia. Torneremo a cercare la lentezza, il calore umano e l’incontro tra le persone. Ne abbiamo bisogno e oggi stiamo soffrendo anche per questo». Durante la lavorazione del nuovo album lei è stato in contatto con Lorenzo Jovanotti. Cosa vi lega? "Tra noi c’è stato uno scambio artistico e da lì è nata un’amicizia disinteressata perché io non sono avvezzo alle forzature solo per esigenze discografiche. Con Lorenzo ci sentiamo e scambiamo sensazioni. E durante la lavorazione dei nostri rispettivi album ci siamo sentiti per darci coraggio». Questo è un altro suo album pubblicato il 24 novembre, data legata a Freddie Mercury. Cos’ha significato per lei il cantante dei Queen? "Nella mia vita Freddie Mercury è una piccola, grande costante. È stato un incontro che mi ha illuminato il cammino in un momento in cui ero predisposto a farlo. È stata la scintilla che mi ha aperto al mondo della musica. È una figura straordinaria che circola dentro di me. Sempre". Da “Anna e Marco” di Dalla alla sua “Io e Anna”. Lei è inserito sulla scia dei grandi cantautori italiani e bolognesi. Che ricordo ha di Dalla? "Un ricordo emozionante. Il giorno dopo il suo ultimo concerto a Bologna mi invitò a casa e c’era anche De Gregori. Abbiamo passato la mattina insieme e fatto colazione sulla terrazza che dava su San Petronio. Lucio mi raccontò com’è nata "Com’è profondo il mare". E cosa le disse? "Che si era chiuso in una stanza e si era concentrato solo su quella canzone. Per me è stato un momento indimenticabile. Mi sono sentito al posto giusto. Quando ascolto una sua canzone lo sento ancora presente. È come se fosse qui". Da "...Squérez?" ad oggi lei ha fatto un percorso artistico articolato e sorprendente. A che punto pensa di essere arrivato? "È stata una bellissima sfida che mi ha permesso di raccontare un periodo straordinario. Sono stati 17 anni in cui sono maturato. Sono grato anche ai momenti difficili vissuti nel periodo finale dei Lunapop". Quali sono state le difficoltà maggiori? "Raggiungere il successo a 18 anni porta applausi ed entusiasmo ma non ti garantisce la credibilità nei confronti del pubblico. Quella è una montagna da scalare e sono contento di aver conquistato l’attenzione generale proprio adesso che iniziano a spuntare i primi capelli bianchi. Sono nel pieno delle mie energie. È il momento giusto per tutto". Cosa pensa dei talent show? "I giovani musicisti sono costretti a mostrarsi all’altezza della situazione già all’inizio della loro carriera. Questo non è positivo perché è proprio nella spontaneità di un esordio che c’è il meglio. Penso a Vasco Rossi. Guardarlo agli esordi voleva dire capire da dove veniva. Ai ragazzi dei talent, invece, spiegano subito come cantare e come fare interviste, sottraendo qualcosa alla loro spontaneità". In passato le è capitato di scrivere di politica. Cosa pensa dell’Italia di oggi? "La confusione che viviamo tutti i giorni e il senso di smarrimento riflettono la nostra politica. In questi anni si sono alternate tante figure alla guida di un Paese sempre molto diviso. Spero un giorno di vedere l’Italia davvero unita e governata da persone che abbiano come obiettivo il bene comune". Il prossimo 15 giugno inizierà da Lignano la sua prima tournée negli stadi e il 23 giugno sarà all’Olimpico di Roma. Come si sta preparando? "Non le nascondo che c’è un po’ di timore ma so che svanirà tutto quando sarò sul palco e l’adrenalina farà evaporare la paura. Tutto si trasformerà in energia e capacità". Dopo la tournée cosa c’è all’orizzonte? "So che mi smarcherò nuovamente da me stesso per trovare nuovi stimoli. Il pop italiano è un terreno coltivabile che può dare nuovi frutti ed è ancora tutto da esplorare».