Ernesto Che Guevara ucciso nella giungla boliviana

La Paz, 9 ottobre - Ernesto «Che» Guevara, l’uomo che fu il suggeritore della politica di Fidel Castro nei primi anni del regime, l’estremista fedele alle teorie trotzkiste sulla rivoluzione permanente, scomparso misteriosamente dalla scena politica cubana nell’aprile del 1965 al termine di una serie altrettanto misteriosa di viaggi culminanti con un incontro a Pechino con i massimi dirigenti cinesi, ha perduto la vita - secondo quanto comunicato dal comando militare boliviano - in uno scontro avvenuto domenica tra guerriglieri comunisti e reparti di soldati regolari nei pressi della località di Higueras, in una zona estremamente impervia ed isolata. A La Paz, dove da tempo si affermava che il medico argentino ed ex ministro cubano era a capo delle formazioni ribelli che operavano nella giungla, la notizia è stata accolta dapprima con cautela; ma già a mezzogiorno di oggi in un comunicato emesso dal colonnello Zenteno Anaya, comandante dell’ottava armata, si affermava che tra le perdite dei guerriglieri era presumibilmente Guevara. Poco dopo lo stesso ufficiale rendeva noto che il cadavere del capo rivoluzionario sarebbe stato portato in elicottero nella città di Camiri. In serata, infine, l’alto comando delle forze armate boliviane ha annunciato che «vi sono seri motivi per credere che Guevara sia uno dei cinque guerriglieri caduti in combattimento nei pressi di Higueras». Una missione militare governativa è partita per identificare i cadaveri alla volta di Vallegrande, una località a cinquecento chilometri da La Paz, base per gli elicotteri che con notevole difficoltà operano nella zona. La morte di Guevara, il fantomatico leader che era sempre pronto ad appiccare l’incendio della rivoluzione in ogni angolo del continente sudamericano, rappresenta per il comunismo di tipo castrista un colpo durissimo. Nell’America Latina, infatti, non esiste a tutt’oggi un capo comunista che possa reggere il confronto con il trentanovenne medico argentino sia per capacità organizzative, sia per coraggio, sia per rigido fanatismo ideologico. Lo stesso Castro, un tempo spesso umiliato da Guevara che ne disprezza l’ignoranza, non raggiunge infatti l’intransigenza del «Che» e comunque appare inadatto a guidare, magari personalmente, una guerriglia nella giungla, oggi che si è adagiato nel suo ruolo di statista demagogo. La morte di Guevara nella parte più selvaggia della Bolivia, confermando quanto si diceva a La Paz soprattutto in seguito alla testimonianze di Debray, non manca però di sorprendere. Molti avevano sostenuto che il trotzkista argentino fosse stato eliminato dallo stesso Castro, probabilmente dal fratello del dittatore, Raul, seguendo un metodo non troppo dissimile da quello usato con Camillo Cienfuegos, quando questi, nelle prime settimane del trionfo rivoluzionario a Cuba, sembrava essere sul punto di raggiungere una popolarità superiore a quella del dittatore. Il comunicato delle autorità militari boliviane, invece, conferma che quando nell’ottobre del 1965 Fidel Castro lesse, utilizzando le consuete tonalità melodrammatiche, la lettera di «addio» del «Che», rendeva pubblico un documento sostanzialmente vero. Anche se Guevara fu in pratica allontanato dall’isola per insanabili dissensi con il castrismo ufficiale, il suo ritorno alle origini, da uomo politico potente e temuto a ribelle costretto a vivere di espedienti, a tendere agguati e ad essere inseguito, ha dello sbalorditivo. Solamente il temperamento sanguinario e probabilmente il disprezzo o l’incapacità per una effettiva direzione di uno Stato possono giustificare una tale trasformazione. Sembra che negli ultimi tempi Guevara soffrisse di artrite. Non più giovanissimo, come ai tempi dell’amicizia con Castro e della guerriglia contro Batista suelle montagne della Sierra Maestra, il «Che» era stato vittima dell’umidità delle paludi, del freddo delle montagne. E’ probabile che anche la sua proverbiale agilità fisica fosse particolarmente menomata e che ciò abbia contribuito alla sua morte. Quel che è certo, comunque, è che da oggi la rivoluzione comunista in Sud America dovrà affrontare una delicatissima fase e probabilmente scegliere nuove strade.   «CHE» GUEVARA SEPPELLITO IN UNA LOCALITÀ SCONOSCIUTA La Paz, 11 ottobre Dopo essere stata per molte ore a disposizione degli esperti e dei giornalisti per l’identificazione, la salma di Ernesto «Che» Guevara, il trentanovenne medico argentino, già Ministro dell’Industria del Governo cubano, è stata seppellita in una località imprecisata ma non molto distante dall’abitato di Vallegrande in una tomba senza alcuna lapide od indicazione. Secondo fonti militari, l’inumazione è avvenuta nella nottata ma non al cimitero per evitare di «creare qualche cosa di simile ad un santuario». A distanza di tre giorni, comunque, sono ormai in pochi a ritenere ancora che il teorico della rivoluzione permanente nel continente latino americano non sia affatto morto e che il cadavere presentato sia solamente quello di un sosia. Gli stessi giornali cubani, che dedicano alla notizia grande spazio sono piuttosto cauti. L’annuncio della morte, intanto, ha posto alcuni problemi anche al Governo argentino. Secondo la legge di questo Paese, quando un cittadino argentino muore all’estero sono necessarie prove indiscutibili della sua morte prima di proclamarne ufficialmente decesso. Ciò vale, naturalmente anche nel caso di Guevara per chiudere i fascicoli a lui intestati sia allo Stato civile, sia nell’Esercito. Il Governo di Buenos Aires ha al proposito fatto pressioni sulle autorità boliviane per ottenere una documentazione. A La Paz il generale Ovando, comandante delle Forze armate boliviane, ha detto in merito alla notizia secondo cui l’Argentina avrebbe richiesto il corpo del rivoluzionario: «La cosa non ci riguarda; noi lo abbiamo già sepolto. Abbiamo respinto anche la richiesta di un museo straniero che voleva acquistare la salma; l’Esercito boliviano non intende fare mostra né mercati con la morte». Ovando ha poi annunciato che la taglia di 50.000 pesos sulla testa di Guevara sarà assegnata al popolo del villaggio di Higueras e servirà per la costruzione di una strada. Anche da Washington è giunta notizia che il Dipartimento di Stato «è incline ad accettare» come valide le informazioni sull’uccisione di Guevara nella battaglia di Vallegrande. Il portavoce McCloskey ha aggiunto però che il Governo americano non ha ricevuto comunicazioni ufficiali. Lo scrittore-guerrigliero Regis Debray ha detto questa sera, parlando nella sua prigione con un gruppo di studenti boliviani ammessi a visitarlo, che vuole essere processato per la sua partecipazione alla guerriglia.Egli in pratica ha rinunciato alla linea di difesa seguita finora, secondo la quale era completamente estraneo alla ribellione, agli omicidi e alle rapine, reati contestatigli in quanto guerrigliero. Fin da quando si è diffusa la notizia della morte di Guevara, Debray è apparso molto addolorato e sconvolto.