"Il mistero di Dante? È la sua universalità"
Un viaggio nel mondo esoterico di Dante, all’interno del suo misterioso linguaggio, con dei viaggiatori trasformati per l’occasione in esploratori di nuovi mondi: alla scoperta della verità celata «sotto ‘l velame de li versi strani». L’indagine poliziesca negli innumerevoli cunicoli d’interpretazione dell’opera del più grande genio italiano del 1300, Dante Alighieri, con studiosi che, come guide virgiliane, cercheranno di fare luce nell’intricato groviglio di interpretazioni simboliche, succedute nel tempo. Con queste premesse, il Premio Oscar F. Murray Abraham racconta il Sommo Poeta nel film «Il mistero di Dante» diretto da Louis Nero, prodotto dal padre Franco Nero e dal 14 febbraio in sala, per svelare il lato esoterico della sua arte. La pellicola è una sorta di "docu-film" sull’opera più conosciuta del poeta italiano. La narrazione prende spunto dai primi studi dell’800, quando importanti letterati hanno provato a svelare il segreto che si nasconde dietro le terzine di Dante. Da allora, si sono succedute diverse interpretazioni simboliche, su cui un gruppo di eminenti studiosi cerca di far luce in un viaggio che, dagli ordini di cavalleria fino al gruppo iniziatico del Trecento «I fedeli d’amore», suggerisce nuovi percorsi. «È un viaggio a metà tra il documentario e la fiction - ha spiegato il regista - che porta a rivisitare La Divina Commedia in una chiave diversa da quella studiata a scuola. Arriva al cinema a San Valentino, un giorno dedicato alle coppie scelto come omaggio per il gruppo di ricerca filosofica, "I fedeli d’Amore", a cui Dante apparteneva per glorificare la dedizione alla conoscenza. Un dubbio nasce spontaneo: esiste ancora, anche sotto diverso nome, quel gruppo iniziatico del 1300 che andava sotto il nome de "I Fedeli D’Amore"? Siamo stati contattati da alcuni di loro ed ecco il racconto di questa ricerca». Per Franco nero, «l’aspetto simbolico convive con quello letterario e accanto alla letteratura accademica troviamo quella non ufficiale di studiosi come Giovanni Pascoli, ad esempio, che è stato mandato via dall’università proprio dopo aver pubblicato questi lavori». «Questo film - ha commentato Abraham che aprirà la Berlinale il 6 febbraio nell’ultima fatica di Anderson e sarà poi di scena a New York nel musical "L’Opera da tre soldi" di Brecht - ha messo insieme intellettuali di tutto il mondo ricreando una magia rara. Non dobbiamo chiederci in che forma Dante ci parli oggi, ma esaminare perchè un classico come le sue opere duri per sempre. Cosa lo rende universale? Ci ricorda la nostra umanità, nonostante i conflitti che sono gli stessi di ieri. Come mai Dante è universale oggi, in tempi di crisi, non solo in Italia ma in tutto il mondo? Ci sono stati tempi più duri, la peste, l’atomica, eppure siamo sempre sopravvissuti, ma dove si trova la speranza? I classici sono la risposta a questa domanda del mondo. Quale è la magia di Dante, di Shakespeare? Si tratta di una componente comune che ci ricorda la nostra umanità, tra ragione e religione. Un attore deve interpretare anche l’esoterismo dei grandi poeti rappresentandolo a livello semplice a tutti. E non perché la gente sia stupida, ma per far capire che la verità richiede lavoro. Questo vale anche per Dante: ha visto l’Inferno e il Purgatorio ma ha deciso che c’era una via d’uscita. Il mondo ha bisogno di questo tipo d’immaginazione e di esempi, come Papa Francesco, un testimone della speranza, non solo per i cattolici, ma per tutti». Prima d’iniziare l’avventura tra le righe del Sommo Poeta, la guida (Abraham) indirizza al pubblico un’unica richiesta: «Lasciare spazio a ciò che è inesplicabile». Nel documentario si avvicendano molte voci autorevoli, come Monsignor Agostino Marchetto, il Rabbino Capo Riccardo di Segni, il regista Franco Zeffirelli, lo scrittore Valerio Massimo Manfredi, lo sceneggiatore Christopher Vogler e il professor Gabriele La Porta, che ha deciso di far conoscere l’opera ai suoi studenti dell’Università di Siena.