Fai la cosa giusta: attendi

Avetepresente quegli insegnanti con l'aria severa che ammoniscono sul fatto che bisogna prendersi le proprie responsabilità, affrontare subito i problemi... archeologia. Rimandate, sfuggite, raccontate anche, se serve, esimie bugie. Vivrete meglio: parola John Perry, professore emerito di filosofia alla Stanford University, conduttore radiofonico di successo e vincitore di svariati premi. È in libreria «La nobile arte del cazzeggio. Un programma geniale per risolvere tutto rimandando all'infinito», appunto di John Perry. Il titolo originale risulta però un po' diverso: «The art of Procrastination», che più o meno vuol dire: «l'arte del rimandare». Chi non è stato colpevolizzato (da grande o da piccolo) perché inconcludente, perditempo, magari solo per aver rimandato una cosa reputata «importante»? Ecco, grazie all'illustre professore finalmente è giunto il momento della rivincita dei procrastinatori abituali o occasionali: un illuminato filosofo si rivela un «rimandatore» professionista. Non solo, di questa abitudine di scansare i problemi ha fatto un'arte e spiega al mondo, con inevitabile ironia, che i rimandatari sono in realtà individui produttivi ed efficaci, il cui potenziale può essere migliorato stimolando opportunamente proprio la loro tendenza al «non fare». Insomma: perdete tempo e vivrete meglio. Un esempio pratico: se la vostra personalissima lista delle buone intenzioni è così composta: punto primo, imparare il cinese; 2) rinnovare l'arredamento; 3) portare a spasso il cane... ignorate il resto e andate direttamente al punto 3. Il problema non siete voi, ma l'agenda, che va soltanto ripensata secondo l'infallibile sistema della «procrastinazione strutturata», teorizzato e messo alla prova, con successo, dall'autore. John Perry fa il filosofo e si capisce. Il suo ragionamento è profondo e parte dall'assunto filosofico aristotelico dell'«akrasia», che, tradotto in italiano «maccheronico» è il motivo misterioso che ci spinge spesso a intraprendere azioni che non sono quelle che riteniamo le migliori. Cioè delle volte facciamo delle terribili sciocchezze, pur sapendo che lo sono. In base a questo Perry ne individua le cause nascoste (come la «sindrome da carenza di parentesi chiuse»), elabora strategie, offre convincenti aneddoti e suggerimenti. Ma soprattutto, e questo è l'importante, regala una lezione che può cambiare la vita di ognuno: la naturale tendenza a rimandare va accettata e coltivata. Ogni volta che proviamo gioia, suggerisce il professore, per un'impresa riuscita o un lavoro portato a termine, dobbiamo ricordarci sempre anche di apprezzare il tempo perduto: sognare a occhi aperti è un'attività che può condurre molto, molto lontano. Un programma filosofico basato su una sana pigrizia, una misurata dose di egoismo con un pizzico di geniale follia. Un cocktail magico da opporre al disumano orrore del mondo globalizzato, velocissimo, eternamente connesso, online e irrimediabilmente in crisi che ci ha servito il Terzo Millennio. La nobile arte del rimandare, che ci arriva da questo plurititolato professore americano ha, tuttavia e naturalmente, la sua genesi profonda ben lontano dagli Stati Uniti. Qui da noi, nel Belpaese, prima di ricevere le perle di saggezza aristotelica di cotanto professore e della «Art of Procrastination», ci accontentavamo, molto più prosaicamente, del «metodo sticazzi». Con poca teoria e molta pratica questa è la via che conduce alla libertà: il «metodo» non richiede conoscenze particolari. Va applicato e basta. Meravigliosamente spiegato in un manualetto di un po' di tempo fa: «Il metodo sticazzi», firmato da tal Carla Ferguson Barberini (in realtà lo pseudonimo di un gruppo di professori che ha studiato quest'arte) è semplice ed efficace. Neutralizza i venditori ambulanti. Fa lavorare di meno e guadagnare di più. Praticandolo (senza impegnarsi troppo) appare subito chiaro che è la strada migliore per ottenere tanto investendo poco. Il metodo sticazzi è quello che, di questi tempi, porta in vetta e lì fa rimanere.