Biggio&Mandelli «Le nostre parolacce rispecchiano la realtà»

Ancorauna volta, Enrico Lando firma la regia e il produttore è sempre Pietro Valsecchi di Taodue, che ha lanciato i due comici sul grande schermo. Stavolta, Ruggero De Ceglie (Mandelli) e il figlio Gianluca (Biggio) sono in fuga da una gang di russi e, nello stesso tempo, divisi tra la crisi dell'impero familiare dei wurstel e l'atteso matrimonio con l'orrida Fabiana, che ha per padre un austero Teo Teocoli, con una esplicita ispirazione a Mario Monti. Il papà, sempre scorretto e truffaldino non ha mai pagato le tasse in vita sua, tanto che un giro di vite deciso sugli evasori da parte della Guardia di finanza lo metterà nella lista nera dei debitori del fisco. Così, tra scontri col suocero tutto d'un pezzo (Teocoli), sermoni di ex manager caduti in disgrazia (Gianmarco Tognazzi) e continui battibecchi col figlio Gianluca, l'arzillo settantenne anima una serie di gag che sono l'anima de «I 2 soliti idioti», primo sequel cinematografico tratto dalla serie di Mtv, nata nel 2008. Oltre alla relazione sentimentale con l'improbabile badante Perla Madonna (Miriam Giovannelli, la sboccacciata coppia porta una carrellata di stravaganti personaggi, come i tamarri milanesi Patrick e Alexio, i bambini di «Mamma esco», i preti marketing Niccolò e Gigetto, sempre interpretati da Biggio e Mandelli. «Il politically correct non esiste - si difende Biggio - È solo un modo per limitare la libertà espressiva. La nostra volgarità non è gratuita, in giro si sente di peggio di quello che diciamo noi. E infatti cinema e tv sono lontani dal vero modo di divertirsi della gente. Questo secondo film è realizzato con un'unica storia, quella di Ruggero e Gianluca, con altri personaggi funzionali alla sceneggiatura, mentre altri sono rimasti fuori: è stata una scelta radicale e dolorosa, ma andava fatta». Mandelli ha poi spiegato come «con estrema esagerazione incarniamo la volgarità del nostro costume. Ruggero è un pupazzo, la parolaccia è un'arma da eroe dei videogiochi e l'espressione "dai ca..."è diventato ormai un claim. I nostri personaggi sono caricature, rappresentano l'esagerazione della volgarità diffusa nella società che noi mettiamo in scena: la parolaccia ne è solo il simbolo.Nessuno può darci la responsabilità di educare: noi non siamo diseducativi, ma distruttivi». A difendere il duo comico ci pensa infine il produttore Valsecchi, spiegando anche il significato della battuta «Aurelio è sempre sotto», detta dalla Giovannelli: «Aurelio De Laurentiis della Filmauro è sempre sotto a un fenomeno, come "I soliti idioti", per cercare di averlo. Biggio&Mandelli incarnano la sintesi triviale del rapporto padre-figlio, con un linguaggio nuovo ben colto dai ragazzi. Non ci indignamo per la disoccupazione ma i tagli e ci indignamo per una parolaccia, come ca... che dicoamo tutti. I soliti idioti sono dei giullari che mettono a nudo le nostre meschinità, perché abbiamo difficoltà a guardarci dentro e a ridere di noi stessi. Il loro è un nuovo linguaggio, contemporaneo e trasgressivo, è un cinema immediato scritto dai giovani che hanno empatia con i giovani: alla stampa il giudizio e a noi l'incasso. E se il film andrà bene vorremmo internazionalizzare i Soliti Idioti e portare queste due ,maschere in Usa, in inglese. Non sarà un cinepanettone ma il tentativo di intercettare una piattaforma diversa, più estesa, con i Soliti Idioti italo-americani».