Satana assolto «perché il fatto non costituisce reato».

Neltesto la penalista Miryam Caroleo Grimaldi lo chiama Belzebù, uno dei tanti nomi che le dottrine dello spirito - non solo monoteiste ma anche orientali - gli hanno attribuito. L'esercito cattolico lo chiama Lucifero, l'Avversario, l'Oppositore, la Bestia e con tanti altri sostantivi coniati per rendere la materia prima che li compone e che si vuole evocare: il Male. L'avvocato traccia una strada che porta alle estremità di questo comune appellativo fino a sovvertirlo: da figura degli inferi a difensore della nostra umanità "migliore". Lei parla da dottore della Legge e da credente: «Penso che quando eserciti questo lavoro ci sono delle domande che ti fai. Assumere la difesa di Lucifero è la cosa più esaltante. Sei spinto da una certa curiosità. Il male è una necessità, fa parte di Dio. Lucifero è un personaggio, era il pubblico ministero del Padre Eterno, un funzionario del Regno dei cieli». Poi il ragionamento si allarga. «Belzebù - dice - è la parte della passioni, il creatore dell'arte, è la parte viva dell'essere umano, è la passione più fervente dell'uomo, riabilita la figura, è un personaggio positivo. Dice:"Guardate come vi siete ridotti, il mondo è crollato per causa vostra". È il notaio della nostra indifferenza, della nostra freddezza, siamo diventati personaggi vuoti. Io sono una credente ma in modo più profondo - ragiona l'avvocato - sono un amante del dubbio. Belzebù dovrebbe essere assolto perché il fatto non costituisce reato. La sua realtà personale è funzionale al dubbio. Si arriva alla spirtitualità attraverso la senzazione. Gli angeli erano custodi dell'uomo, a Satana viene impedito». Insomma, sarebbe una vittima del suo destino, un Giuda dei cieli che avrebbe avuto la dannazione di tradire ma la funzione paradossale di aver realizzato i disegni divini proprio col suo eterno tradimento. Così del romanzo il monologo di Belzebù: «Sono stato tutte le paure della vostra vita, le catastrofi del mondo. Avete fatto di me il capro espiatorio di ogni sventura e di Lui la vostra stessa esistenza. Perché era il Male e lui il Bene,. Cghe questo mio preludio sia la Verità. Eravate solo corpi e, se non fosse stato per me, vi dico questo, Uomini lo sarete ancora». Fabio Di Chio