«Geniale far cantare Pangloss e Candido a ritmo jazz»

Ildirettore inglese Wayne Marshall è noto a Roma, per certi suoi entusiasmanti concerti a S. Cecilia con musiche di Gershwin e Bernstein, di cui è considerato squisito specialista. Ora per la prima volta dirige nella Capitale un'opera sui generis come il Candide (1956) di Bernstein ispirato al romanzo breve di Voltaire ironicamente attestato a confutare l'utopia di vivere nel migliore dei mondi possibili. Al Teatro dell'Opera da mercoledì 18 l'allestimento sarà quello del San Carlo di Napoli con la regia di Lorenzo Mariani che colloca la scombussolata azione (un viaggio intorno al mondo) in uno studio tv Anni '50. «Il mio interesse per la musica americana – racconta - è nato prima della mia partecipazione come pianista alla celebre produzione del Porgy and Bess di Gershwin al Festival di Glyndebourne sotto la direzione di Simon Ratte. Da allora mi sono dedicato sempre più alla musica di Gershwin, Bernstein e Ellington, dirigendo più volte West Side Story. La amo, ormai è musica classica». Quali i caratteri americani in quest'opera? «Bernstein è un compositore classico, ma risente del jazz. Grande musicista, direttore, scrittore e divulgatore della musica. L'ho visto dirigere nel 1984 la Quarta Sinfonia di Mahler a Vienna: fantastico. Il suo stile è molto ritmico, composito (c'è anche musica latino- americana), ma anche romantico. Difficile cogliere il vero sentimento della sua musica». Come mai lei, inglese, è interessato al repertorio Usa? E quale è la maggior difficoltà di Candide? I miei genitori erano caraibici, delle Barbados, quindi ho nel sangue la musica centro-americana. Quanto a Candide, non è solo un viaggio intorno al mondo, ma storia d'amore contrastata. Si può raccontare in molti modi: qui è in uno studio televisivo. Le difficoltà della musica si riflettono sui diversi ruoli vocali. E quello di Candide resta il più impervio. Il carattere della musica cambia da città a città, da Parigi a Buenos Aires a Venezia. Non esiste un'altra opera come Candide, forse solo Porgy and Bess le si può avvicinare». Ma conserva l'ésprit francese di Voltaire? Certamente, più che opera comica è un'operetta con dialoghi, che in questa versione sono riarrangiati e raccolti per la voce recitante (la brava Adriana Asti nel ruolo di Voltaire, ndr)». Ritiene sia un'opera attuale? «Certamente. Parla della vita e ci sono diversi caratteri. Scardina l'utopia dell'ottimismo. E questo vale per ieri e per oggi. Il mondo non è poi cambiato tanto e non è certo il migliore di quelli possibili». Lorenzo Tozzi