Il "vaffa" al banchiere scatena l'applauso

Il banchiere, in cima ad una scala, parla chiaro: «Vuoi il prestito? Tua madre deve firmare per garanzia». L'imprenditore, anche se sull'orlo del fallimento, risponde altrettanto chiaramente: «Vaffanculo!». E in sala scroscia l'applauso a scena aperta. Il film «L'industriale», di Giuliano Montaldo, presentato ieri al Festival, è un pugno nello stomaco, un atto d'accusa, un grido di dolore contro il mondo del lavoro spietato di oggi. Il protagonista, Pierfrancesco Favino, è il titolare di una fabbrica di pannelli solari di Torino, uno che sente la responsabilità dei suoi dipendenti. Travolto da crisi e debiti viene sballottato tra banchieri spietati e finanziarie peggio della mafia. «L'industriale - ha detto il regista Giuliano Montaldo - è la fotografia di un'epoca, purtroppo di oggi». Il film, presentato fuori concorso, con una bravissima Carolina Crescentini, uscirà nelle sale nei primi mesi del 2012. Ieri alla prima pomeridiana del film è arrivato, un po' a sorpresa, il presidente Napolitano. Senza futuro - Alla proiezione stampa de «L'industriale», ieri mattina, si sente subito che l'atmosfera non è quella degli altri film: è palpabile che tutti, ma proprio tutti, dalle persone in sala agli attori che recitano, sentono sulla loro pelle il problema della crisi. Un'altra scena del film: l'industriale si rivolge ad una finanziaria e invita il titolare in un ristorante alla moda per parlare di un prestito. Il personaggio impersonato da Favino ascolta le condizioni durissime. Poi si alza e dice al cameriere: «Io me ne vado, paga lui», indicando sdegnato il «finanziatore». E la conferenza stampa del film diventa uno psicodramma. «Si parla troppo di numeri e soldi, poco di vita - sbotta Favino, riferendosi alla vita reale, ovviamente, non al film - E quelli che parlano di numeri e soldi non sono quelli che poi nella vita di tutti i giorni si trovano ad avere difficoltà a comprare pane e latte». Nelle parole di Montaldo, regista che della denuncia e dell'impegno sociale ha fatto uno stile di vita, prende forma il senso generale di sfiducia per l'economia, i mercati, le banche. «Da un po' di tempo leggiamo che ogni giorno vengono bruciati milioni di euro e allora mi sono chiesto chi fosse il piromane. Se si fa un giro nel Nordest d'Italia si possono vedere decine di imprese ed aziende vuote, chiuse, abbandonate... un senso di angoscia incredibile». Il film si svolge in una Torino gelida, quasi in bianco e nero grazie alla fotografia di Arnaldo Catinari. «Ma se questo film lo proiettiamo a Detroit - dice con amara ironia il regista - Diranno: questa è Detroit, perché i problemi sono sempre quelli». A Carolina Crescentini è affidato il compito di far vedere i devastanti effetti psicologici di questa epoca di squali. È la moglie dell'imprenditore divorato dai debiti, una donna forte, ma dilaniata dalle tensioni. È lei che rischia di pagare il conto più alto. «In certe situazioni - spiega Carolina del suo personaggio - è molto facile scomparire». In molti hanno chiesto a Montaldo perché non ha portato il film in concorso. Il regista ha risposto canticchiando: «Non ho l'età, non ho l'età...». Senza soldi - Angoscia, alienazione e mancanza di denaro sono protagonisti anche di «La femme du cinquieme», film di Pawel Pawlikowski in concorso tratto dall'omonimo romanzo di Douglas Kennedy (Sperling & Kupfer). Protagonista lo scrittore e professore americano Tom Ricks (Ethan Hawke). Recandosi a Parigi per riconquistare l'ex moglie e rivedere la figlia viene derubato di tutto. Senza tensioni - E ieri è stato il giorno del duetto Rubini-Scamarcio, che hanno parlato della loro vita di attori. Malore per Avati - Pupi Avati, 73 anni, al Festival di Roma per partecipare alla presentazione del film documentario «L'Illazione» dedicato a Lelio Luttazzi, si è sentito male ed è stato ricoverato per accertamenti. Domani era era prevista la presentazione del suo nuovo film «Il cuore grande delle ragazze» con Cesare Cremonini e Micaela Ramazzotti.