di PATRIZIA PENNELLA Gianni Letta accorda il futuro a Jorge Luis Borges e Umberto Eco, alla fantasia, al conflitto tra la libertà e il potere.

Perchéall'Aquila, con Joaquin Navarro Valls, presidente della Fondazione Telecom, Franco Bernabé, presidente di Telecom, e il giornalista Bruno Vespa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio arriva per inaugurare, l'«altra» biblioteca Salvatore Tommasi. Che non sarà mai la nuova: solo un posto, fruibile e attrezzato, dove la città sparsa, la città transitoria, potrà rimettere insieme qualche pezzo di sé. All'altra «Tommasiana» Telecom ha regalato il cuore: palpitante, futuristico, veloce. Quasi in contrasto con la città che stenta a ripartire. Un cuore digitale che la lancia direttamente nel web, attraverso la pubblicizzazione dei servizi tramite un portale interattivo che permetta la fornitura di un ampio ventaglio di servizi on line; dalla rete arriveranno supporti attraverso abbonamenti a banche dati nazionali e internazionali. Soprattutto, il cuore del progetto sarà la digitalizzazione del patrimonio manoscritto, antichissimo, che sarà così valorizzato da un'accessibilità ampliata. «Un patrimonio consultabile - riassume Joaquin Navarro Valls - che consentirà a tutti gli aquilani di continuare ad avere la loro storia. Con questa operazione non vogliamo solo recuperare un patrimonio librario straordinario, ma anche restituire alla città un punto di riferimento culturale che sia di aggregazione per tutti». La Biblioteca si inserisce nel contesto urbano in cui sono già collocati l'Archivio di Stato e la facoltà di Lettere, in modo da riannodare quei fili che il terremoto, in trenta secondi, ha tagliato di netto. È un triangolo in cui riprende posto l'anima della città, come ha voluto sottolineare anche Franco Bernabè. Il progetto di riallineamento, del valore di due milioni di euro, è stato finanziato dalla Provincia, dal Mibac, dalla struttura del vice commissariato per i Beni Culturali e dalla Fondazione Telecom Italia come unico partner privato. Per tutti l'impegno è uno solo, anche se a lunga scadenza: ritrasportare il futuro nell'antica sede, nella struttura storica di piazza Palazzo nella quale sono rimasti i magnifici arredi d'epoca. Ad essere ottimisti, per il restauro complessivo dello stabile (un complesso molto grande con «camei» di rilevante interesse storico e artistico) ci vorranno non meno di nove-dieci anni. Un periodo nel quale L'Aquila non poteva certamente privarsi di un elemento vitale come la biblioteca provinciale. La scelta è stata dunque quella di trasportare nella città provvisoria l'elemento di raccordo sociale che ha sempre unito le diverse anime culturali e generazionali, agganciandole alla realtà studentesca, all'Università, all'Accademia di Belle Arti, all'Istituto Cinematografico, alle grandi istituzioni musicali e teatrali. Un tessuto prezioso che rischiava di essere destrutturato per sempre. La rinascita della Biblioteca mette in sicurezza la struttura culturale di un territorio che viveva di un «solennità quotidiana», come ha ricordato il giornalista Bruno Vespa. Nei silenzi della «Tommasiana» si sono incrociati storie e destini di grandi del pensiero e della cultura. «Siamo abituati alla solennità - dice Vespa - L'Aquila è la città che ha ospitato Arturo Benedetti Michelangeli, che Arthur Rubinstein ha amato tanto da definirla la "Salisburgo d'Italia"». L'Aquila è la città che dopo il terremoto accoglie in un magazzino riadattato la sua Biblioteca. Con lo stesso orgoglio di cinquant'anni fa. Forse, con una speranza in più rispetto a ieri.