Kasabian "Velociraptor!" (Columbia) Potreste chiedervi da cosa tragga origine il titolo dell'album.

Faresquadra, insomma. E in questo quarto cd (il precedente era "West Ryder Pauper Lunatic Asylum" del 2009) la band di Leicester ha sperimentato appunto la necessità di restare unita, in un momento artistico in cui intuiva di dover sperimentare nuove, insidiosissime strade. Perché se l'intento (suicida) era quello di appollaiarsi sul trono lasciato vacante dagli Oasis, confezionando hit rock di facile impatto e solida costruzione, l'istinto ha invece portato i Kasabian a misurarsi con un percorso più avventuroso, dove non sai mai cosa potrà accaderti qualche metro più in là, e dove il suono è permeato di echi esotici o psichedelici, ma anche di più familiare blues, o delle reminiscenze del pop britannico degli anni Sessanta (o Novanta, che è quasi la stessa cosa). Ora si sono esposti, e rischiano il contrattacco dei dinosauri più attrezzati: hanno coraggio e incoscienza, non meritano di fare una brutta fine. Voto 7 su 10