Leone al Faust di Sokurov

dall'inviatoa VENEZIA D'Ina D'Isa Leone d'oro. Nonostante i rumors e le notizie apparse su qualche giornale del ritorno di Clooney a Venezia per ricevere un premio della palmares per il suo bel film "Le Idi di Marzo" (storia sulla corruzione politica per le primarie americane in Ohio) il presidente della Giuria Darren Aronofski ha mantenuto la sua promessa di non far trapelare notizie sui vincitori fino all'ultimo. Ma già poche ore prime della cerimonia di premiazione in Sala Grande, condotta dalla madrina Vittoria Puccini e dal direttore della Mostra del Cinema Marco Müller, alla presenza del presidente della Biennale Paolo Baratta, il nome del vincitore si sussurrava dietro le quinte. Tra suspense e scommesse dell'ultima ora, ecco che Alexander Sokurov sale sul palco per stringere con orgoglio il Leone d'oro per il suo artistico «Faust», adattamento cinematografico tratto, non dalla tragedia di Goethe, ma da ciò che rimane dietro le righe. Mentre il Leone d'Argento è andato al film sorpresa «People Mountain People Sea» del cinese Cai Shangjun. Il Faust di Sokurov (raccontato in circa due ore e mezza di proiezione, tra atmosfere livide e pesanti) lancia una sfida a quello di Goethe: spingersi sempre più in là senza notare che il tempo si è fermato. Il protagonista è un pensatore, un comunicatore, un cospiratore, un sognatore, un uomo anonimo guidato da istinti semplici, come la fama, la lussuria, l'avidità. Con questo film, Sokurov conclude la sua tetralogia sul potere, dopo «Molokh» su Hitler, «Telec» su Lenin e «Solnzte» sull'imperatore Hirohito, raccontando le vite simboliche di questi grandi giocatori d'azzardo che hanno perso le più importanti scommesse della loro vita. Quasi a ricordare che il Male è riproducibile e che proprio Goethe ne sottolineò l'essenza nell'affermare che "gli infelici sono pericolosi". Vince l'Italia dell'immigrazione. Hanno appassionato pubblico e critica i racconti, drammatici e commoventi, degli italiani che mettono al centro l'immigrazione con tutte le sue problematiche, dallo scontro di civiltà differenti alla voglia e al diritto di conquistare nel mondo un posto migliore, a costo di perdere la vita, come è accaduto a tanti extracomunitari sbarcati lungo le coste del Mediterraneo. Toccante (anche se con qualche luogo comune di troppo) la pellicola di Emanuele Crialese, «Terraferma», con Filippo Pucillo, Donatella Finocchiaro, Mimmo Cuticchio, Giuseppe Fiorello, Timmit T. e Claudio Santamaria. Il film (Leone) si sofferma sulla realtà di due donne, una isolana e una straniera, le cui vite si sfioreranno per sconvolgere le loro idee e i loro progetti. Entrambe mirano a un approdo, a un posto saldo in cui stare e crescere i propri figli. Ma anche quel luogo ambito oggi sembra sia diventato una meta irraggiungibile. È con questa realtà che deve scontrarsi la famiglia siciliana Pucillo, che vorrebbe fermare il tempo e non rottamare il proprio peschereccio. Durante una battuta di pesca il giovane Filippo e suo nonno danno soccorso ad un gruppo di africani, tra loro c'è una donna incinta che partorirà nel loro garage. Ma lo stesso giorno, la Guardia di Finanza sequestra il peschereccio con l'accusa di non aver provveduto a denunciare il trasporto e lo sbarco sull'isola degli africani. Così, la legge si scontra con la solidarietà umana. Il Premio Luigi De Laurentiis, il Leone del Futuro a un'opera prima, lo ha conquistato un altro film sull'immigrazione presentato nella Settimana della Critica, «La-Bas» di Guido Lombardi, che rievoca la strage di Castelvolturno (18 settembre 2008), a 30 chilometri da Napoli, dove un comando di camorristi irruppe in un a sartoria di immigrati africani sparando all'impazzata e uccidendo ragazzi di colore: quella morte doveva servire, in un folle disegno criminale, a lanciare un messaggio mafioso. Divi in Mostra. Coppa Volpi maschile a Michael Fassbender per la sua interpretazione di sesso-dipendente in «Shame» di Steve McQueen. Per «A simple life» della regista di Hong Kong Ann Hui la Coppa Volpi è invece andata alla fantastica interprete Deannie Yip. Ma è stato Fassbender a raccogliere gli applausi più scroscianti nella cerimonia di premiazione, per la sua memorabile parte di un uomo costretto a vivere una sessualità compulsiva e ossessiva. Anche perché ogni volta che l'uomo s'innamora il suo erotismo non funziona più e deve così ricorrere a incontri veloci con prostitute o a masturbazioni continue davanti a immagini erotiche.