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di DARIO SALVATORI La stagione in corso verrà archiviata come l'estate dei forfait.

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Peril pubblico dei buongustai la cancellazione più clamorosa è stata certamente quella di Nat8alie Cole, attesa ad Umbria Jazz per il 15 luglio e poi sostituita da Prince. La sessantenne figlia del non dimenticato Nat King Cole, dopo anni di tossicodipendenza, era riuscita a disintossicarsi, ma ancora oggi ogni tanto il suo fisico cede. Pochi giorni prima, al Raze It Up Festival di Bologna, importante rassegna hip hop, all'ultimo momento non si è fatto vedere Snoop Dogg, popolarissimo rapper. Dolorosamente prevedibile la rinuncia di Amy Winehouse, attesa al Summer Festival di Lucca. Le sconcertanti immagini della cantante, barcollante e letteralmente fuori controllo, a Belgrado, per la data di apertura del suo tour, avevano già fatto il giro del mondo. Pur essendo senza ombra di dubbio il più grosso talento vocale salito alla ribalta negli ultimi anni, la Winehouse, schiava di alcol, droghe e barbiturici sembra ormai preda dei suoi eccessi. Forfait per Ricky Martin, neo papà-gay, che non si è presentato sul palco a Cattolica, mentre negli stessi giorni i Duran Duran cancellavano il tour europeo, che prevedeva anche due tappe italiane. Tutte le colpe sono state scaricate sul cantante Simon Le Bon, il quale sul sito ufficiale ha dichiarato di non poter fare altrimenti, visto lo stato fortemente compromesso delle sue corde vocali. Questo per ora, quando non siamo nemmeno a metà estate, il bollettino dei forfait. Ma c'è da giurare che l'elenco è destinato ad allungarsi. C'è da chiedersi se, al di là dei casi ben noti (Winehouse) o delle malattie, dei referti medici prontamente spediti, non ci sia dell'altro. Sicuramente contribuiscono le bizze, le richieste e le impuntature di certi artisti, ma simili notizie non possono non far parte dell'attuale pessimo stato di salute della musica dal vivo. Molti artisti chiedono un minimo garantito, l'esosità dei viaggi(quasi sempre in business class con tanto di accompagnatori) sembrano fiaccare le possibilità dei promoter. Da anni ormai l'esito di un concerto si decide in pre-vendita, visto che lo sbigliettamento nella sera stessa dell'evento è quasi scomparso. Comprensibile che davanti ad una prevendita lenta o addirittura inconsistente si preferisca, per il bene di tutti, lasciar perdere. Esistono anche delle ragioni tecnologiche. Così come è mutato lo scenario della musica riprodotta, con la scomparsa del supporto in favore della cosiddetta musica liquida (quella che si può scaricare, legalmente o illegalmente, dalla rete), stanno cambiando molte regole della musica dal vivo. Reggono bene i grandissimi nomi italiani, flessioni vistose per tutti gli altri, soprattutto stranieri. Per lo scrittore Simon Reynolds, autore del libro "Retromania", la spiegazione è chiara: «Siamo in piena catastrofe cultural-ecologica: ricostituzioni inutili, reunion tours, revival, remake, mash-ups. È in corso una autentica ossessione per il passato, magari anche recente, meglio ancora se artefatto. Normale fase storica? No, reale decadenza».

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