Rivoluzione d'ottobre al sole di Capri

La Rivoluzione Russa, quella che voleva debellare le «abitudini borghesi», che cambiò la Storia dell'Europa e del mondo, ebbe una «base», ovviamente, esterna alla Russia: fu nella più modaiola e turistica delle isole italiane: Capri. Una storia quasi tutta inedita, che svela, con incredibile puntualità, tutte le contraddizioni di un regime condannato all'autodistruzione. Una storia, ora che tanti documenti sono stati resi pubblici, finalmente raccontata da un eccezionale documentario: «L'Altra Rivoluzione. Gorkij e Lenin a Capri», di Raffaele Brunetti e Piergiorgio Curzi. Il film, 52 minuti, prodotto dalla B&B Film, è stato presentato ieri sera alla Casa del Cinema di Roma e, distribuito da Cinecittà Luce, sarà in vendita in dvd dal prossimo lunedì. La storia inizia con la rivolta del 1905 in Russia che portò il più famoso scrittore del Paese, Maksim Gorkij, all'esilio. Gorkij, che rivolgeva troppe simpatie a socialisti e bolscevichi per essere sopportato dal regime zarista, nonostante la sua notorietà, si recò dapprima negli Stati Uniti. Gli Usa allora erano considerati dai bolscevichi il «Paese del futuro». Lo scrittore in un primo momento fu accolto festosamente: partecipò a incontri e banchetti con intellettuali come Mark Twain. Ma poi i «puritanissimi» americani si accorsero che Gorkij si era portato dietro l'amante, lasciando la moglie e i figli in Russia. Trattato con diffidenza iniziò una serie di viaggi che lo portarono a Capri, dove, con più benevolenza, fu acclamato da un popolo meno bacchettone. Il tempo era sempre buono, il mangiare anche: Gorkij rimase a Capri e attorno a lui, sulla esclusiva Isola Azzurra, si formò una corte di bolscevichi in esilio. Tra loro c'era il filosofo Alexander Bogdanov, intellettuale di spicco del partito bolscevico, allora più conosciuto e stimato dello stesso Lenin. E Lenin, che ai tempi era a Ginevra, non poteva mancare. Lo chiamò lo stesso Gorkij, con una lettera gentile e sincera, pur sapendo che il leader poco amava Bogdanov. Il filosofo riteneva che si potessero conciliare socialismo e religione, caldeggiato dallo scrittore che vedeva il Cristianesimo come una sana espressione della cultura popolare. Lenin rispose con parole agghiaccianti: «Parlare di socialismo e religione è sciocco e inutile...». Ma alla fine anche lui arrivò a Capri dove si stavano concentrando gli intellettuali (e anche gli ingenti finanziamenti) legati all'universo socialista. Il gruppo di esuli Capresi era il più accreditato a scrivere il destino del popolo russo oppresso dallo zar. Sull'isola gli esuli lavorarono, studiarono e complottarono per sette anni. Paradossalmente fu proprio in quel luogo mondano, tra i magnati, i sovrani, i dandy e gli artisti decadenti, che si giocò la partita decisiva per il futuro della Russia e del mondo intero. Una partita rappresentata dalla storica sfida a scacchi tra Bogdanov e Lenin, sotto gli occhi di Gorkij, ben raccontata dal documentario. Proprio a Capri, nel 1909, gli esuli aprirono la prima Università rivoluzionaria della storia, conosciuta come «La Scuola di Capri». Ed è sempre qui che svilupparono quella che poi sarebbe stata la Rivoluzione d'Ottobre. Da questo scorcio di storia già emergono nettissime tutte le contraddizioni del futuro regime comunista: doppiezza, assoluta assenza di democrazia e la tendenza alla formazione di super-burocrati feroci ed inutili. Contraddizioni che segneranno la nascita e la morte dell'Unione Sovietica.