Quell'uomo dei mille digiuni di nome Marco Pannella

ÈMarco Giacinto Pannella da sempre anima e leader del Partito Radicale, l'uomo dei cento referendum e dei mille digiuni, del divorzio, dell'aborto, dell'obiezione di coscienza, delle marce antimilitariste. «Io non faccio il politico, il deputato, il leader. Io lotto come tutti i miei compagni, per quel che devo e per quel che credo. È questa la differenza». È questo lo spirito che ha animato i 60 anni di appassionata vicenda politica di Pannella ben descritta da Walter Vecellio in «Marco Pannella, biografia di un irregolare» (Rubettino, pag. 286). Un politico di cui si è detto e scritto di tutto, definito «fascista», «amico dei fiancheggiatori delle Brigate Rosse», «provocatore», «qualunquista», «destabilizzatore» ma anche eretico e libertario che intreccia la sua storia con quella del nostro Paese. Vecellio, caporedattore del Tg2, racconta l'uomo che, capace di leggere il nostro tempo, che dava del tu a Olof Palme e Francois Mitterand, che è stato amico del Dalai Lama e che era definito da Sandro Pertini «un monello». Leonardo Sciascia, invece, sostenne che era «il solo politico italiano che costantemente dimostri di avere il senso del diritto, della legge e della giustizia»; Pier Paolo Pasolini arrivò ad esprimere sul Corriere della Sera «quanto lo amo»; Jean-Paul Sartre si diceva affascinato da lui e il commediografo Eugène Ionesco si iscrisse al Partito Radicale senza conoscerlo, sulla sua parola. Per Montanelli è un figlio discolo, un gianburrasca devastatore, «ma in caso di pericolo o di carestia sarà il primo ad accorrere in soccorso». Dice di lui Giulio Andreotti: «Marco, anche quando graffia, non lascia rancore». Vecellio ricorda anche quando Rachele Mussolini in un programma di Enzo Tortora disse «Riconosco in Marco qualcosa del mio Benito, voterò partito radicale». Anche se in tv appare poco tutti lo conoscono. Lo si può amare o detestare, ma certo non lascia indifferenti.