«La crisi siamo noi» L'invasione dei precari

Maun fuori programma ha movimentato la serata. Al termine della proiezione, così prometteva il libretto degli appuntamenti, incontro con il senatore Mario Baldassarri, presidente della Commissione Finanze e Tesoro, e Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi di Confindustria. All'ingresso della sala, cosa mai accaduta prima, gli addetti alla sicurezza hanno pregato tutti gli spettatori di lasciare borse e valigette al guardaroba. Il documentario, prodotto da Global Vision e Rai Cinema, è stato regolarmente proiettato. Un gran bel film, nel quale alle spiegazioni tecniche di illustri economisti si alternano i racconti di chi ha perduto il lavoro e la casa. Da vedere. Anche senza il finalino esplosivo che c'è stato ieri. A due o tre minuti dal termine di «Crisi di classe» un gruppetto di persone è salito sul palco sotto lo schermo e, mentre ancora scorrevano le immagini, una voce maschile ha iniziato a declamare: «Vi chiediamo scusa se interrompiamo la visione del documentario, ma qui si parla di noi. Noi siamo le vittime della crisi, noi, precari disoccupati senza casa e senza nessuna speranza di averla...». E intanto il documentario è terminato e si sono accese e le luci. La voce appartiene ad un ragazzo con felpa grigia e jeans. Attorno a lui, sul palco, dieci persone, tra le quali alcune ragazze. Tutti hanno un cartello con la scritta «La mia vita non è un film». Il ragazzo prosegue: «Chi vi parla è un ventunenne studente di giurisprudenza...». Ma, con tanti controlli, come hanno fatto a entrare? Hanno pagato il biglietto. Intanto, con una manovra a tenaglia all'esterno dell'Auditorium, un gruppo più nutrito, cento e più persone, con cartelli e megafoni, si è piazzato davanti ai cancelli, chiusi al volo dagli addetti alla sicurezza e presidiati da un cordone di poliziotti in assetto antisommossa. Sui cartelli slogan come: «Più case e meno caserme». Dopo un po' i manifestanti nella Petrassi ringraziano, salutano e se ne vanno. Ai cancelli vengono accolti dagli applausi dei compagni. In sala Baldassarri non si fa vedere. Il regista parla del film con Paolazzi che afferma che i ragazzi alcune cose giuste le hanno dette. La protesta è durata un'oretta, dalle 17,30 alle 18,30. In cinque minuti spariscono tutti e i cancelli si riaprono. È rimasta poca gente. Sul viale davanti all'Auditorium Claudia Gerini, che oggi presenta la cerimonia di premiazione, passeggia chiacchierando al telefonino.