La meraviglia jazz di Bruno Martino

.Eccolo, il messaggio in controtendenza di Bruno Martino, che aveva inaugurato gli anni Sessanta con quella che resta la canzone più struggente di quel periodo aureo per la società italiana e per la musica che ne derivava. In quegli anni di rotonde sul mare e di granelli di sabbia e abbronzatissime e pinne fucile e occhiali, Martino si poneva in controluce, con un'operazione a suo modo rivoluzionaria, e certamente di altissima poesia. "Odio l'estate". Un titolo perfino controproducente, un atteggiamento crepuscolare, un sentire doloroso il morso dell'assenza dell'amata: e tutto questo in una chiave musicale per nulla scontata, con una cifra jazz che trascendeva i tempi, e ne ha tramandata intatta la grandezza fino ai giorni nostri. Cinquant'anni dopo, questo standard resta uno dei marchi da esportazione più apprezzati della nostra "fabbrica" musicale: il suo sapore sofisticato si avverte ovunque nel mondo, viene suonata con umiltà nei night e nei piano-bar, ma non c'è un grande cantante o strumentista che non l'abbia affrontata con amore e rispetto.