Le rivelazioni nel libro di Giuseppe Sciortino nipote del bandito

Bene,rispetto ad allora la giustizia italiana è riuscita a fare un passo indietro: oggi nessuno è certo che Giuliano sia morto, almeno come e dove racconta la storia. Salvatore Giuliano, figura controversa e affascinante di malvivente e gentiluomo, accusato della strage di Portella della Ginestra, portabandiera sanguinario dell'indipendentismo siciliano, è sempre stato una figura misteriosa. Secondo un suo nipote gli enigmi sulla vita e sulla morte potranno essere risolti solo tra sei anni. Per Giuseppe Sciortino Giuliano tutto si chiarirà nel 2016, quando cadrà il segreto di Stato sulle carte conservate negli archivi dei ministeri dell'Interno e della Difesa. Il nipote del bandito ha appena pubblicato un libro: «Via d'inferno. Cause ed affetti», che si chiude con una ricostruzione secondo la quale il cadavere mostrato all'epoca alla stampa non sarebbe stato quello del celebre bandito, ma solo un un sosia. Nel passato fu anche ipotizzato che si potesse trattare di un suo fratello. Il vero Salvatore Giuliano, fuggito negli Usa, sarebbe morto quattro anni fa, ultraottantenne, dopo essere comunque tornato nella sua Montelepre, in Sicilia, per ben due volte: per i funerali della madre e poi della sorella. «Una ricostruzione che è solo frutto dell'immaginazione popolare», dice Sciortino. Ma... «voce di popolo, voce di Dio. Lo sapremo nell'anno 2016, quando scadrà il vincolo del segreto di Stato. Ci sono due volumi custoditi al ministero dell'Interno e altri documenti alla Difesa». Comunque la famiglia, conclude Sciortino, «non ha nulla da nascondere. Se tutto questo è vero è roba dello Stato. È lo Stato che ha qualcosa da nascondere: apra gli archivi e vedremo». Intanto sul bandito più famoso d'Italia è tornata ad indagare la magistratura. Il pubblico ministero palermitano Ingroia ha fatto partire un'indagine a tutto campo e disposto l'acquisizione dell'unico video della morte, diffuso all'epoca dalla settimana Incom, attualmente all'Istituto Luce, e di molte foto d'epoca. Tutto è stato inviato alla polizia scientifica, per una serie di analisi. Nell'isola da sempre in molti hanno espresso dubbi sulla morte di Giuliano. Del fatto è un po' complice il senso dell'ironia dei siciliani che, stufi di essere considerati tutti mafiosi, danno risposte fantasiose e canzonatorie ai turisti e anche ai giornalisti. Non è raro, nel palermitano, se si chiede di Giuliano, sentirsi rispondere: «Ma quale morto? Qui stava, fino a poco tempo fa». A parte le sacrosante prese in giro, autorevoli professionisti hanno espresso il dubbio che le molte foto del cadavere di Giuliano non siano tutte della stessa persona. E chissà se tra queste c'è il vero Giuliano. Il bandito fu ucciso (ufficialmente dal cugino Gaspare Pisciotta) il 5 luglio 1950 con alcuni colpi d'arma da fuoco nel cortile della casa di un avvocato a Castelvetrano, in provincia di Trapani, e qui fotografato riverso al suolo. Fu poi portato all'obitorio e nuovamente fotografato. Ma tra i due cadaveri, è stato rilevato, ci sono evidenti differenze. Su tutta la vicenda grava il peso di un immediato Dopoguerra politicamente e socialmente incerto, durante il quale, addirittura, alcuni ipotizzarono di separare la Sicilia dall'Italia per farne uno stato americano. Forse le risposte sulla morte di Giuliano, più che al nostro ministero dell'Interno, è meglio andarle a chiedere alla Cia.