Professione detective

Ma chi era Ian Fleming, questo genio della letteratura che, a quarantasei anni dalla morte, ancora imperversa con i frutti della sua fantasia? La cronaca dell'oggi è presto detta: va all'asta, per una cifra da capogiro, l'auto dell'agente 007, quella più famosa, l'Aston Martin Db5 di «Goldfinger» e «Thunderball», completa di tutti i gadget: cortina fumogena, targhe intercambiabili, mitragliatrici e corazza antiproiettile. E forse è proprio in quest'auto il segreto del mito di Fleming, militare, reporter e scrittore inglese (era nato a Londra nel 1908) e «papà» dell'agente segreto James Bond. Adorava gli eccessi, Fleming, scomparso a 56 anni, demolito dal suo amore per bacco, tabacco... e il resto è facile da immaginare. E di eccessi riempì i suoi romanzi, a cominciare da quel «Casino Royale», pubblicato nel 1952, che consegna ai posteri l'agente 007. James Bond il primo, quello vero, quello pensato dal suo «papà», che assomigliava all'autore stesso, quando lavorava per il servizio segreto della Marina inglese, è un concentrato di eccessi. Quel personaggio sfregiato in viso, che beveva troppo, fumava quaranta sigarette al giorno e nemmeno sapeva cose fosse una dieta, era il portabandiera degli eccessi. Per questo piacque. Non subito però. James Bond iniziò a diventare famoso in tutto il mondo con l'uscita del primo film: «Dr. No», che in Italia divenne «Licenza di uccidere». In verità il personaggio del film assomiglia pochino allo 007 dei libri. Sparì lo sfregio sul viso, il consumo di sigarette fu drasticamente ridotto, si cercò di contenere i drink a un paio di Martini dry a pellicola. Ma rimase il piacere per l'esagerazione: troppe donne, troppi vizi, troppe armi e troppi gadget. Piano piano, dopo l'arrivo del primo film, nel '62, il pubblico cominciò a divorare anche i libri. Il motore dell'interesse rimase lo stesso. A chi non piacerebbe abusare dei piaceri della vita? A chi non piacerebbe corteggiare (e pure con successo) donne bellissime che, incredibilmente, evaporano con il sorgere del sole? Quanto sarebbe bello scolarsi ogni giorno un paio di bottiglie di champagne (millesimato francese, mica le purga che vendono nei discount) e non risentirne né sulla salute né sul portafoglio. Tutti vorrebbero guidare un'auto che si fa largo nel traffico tranciando le gomme di quelli che non vogliono farti passare, avere un cellulare nell'orologio (questo oggi si può fare) e invece di usare l'ascensore volare con uno zaino a razzo. A tutti piacerebbe. Ma che dobbiamo fare? Bere troppo fa male al fegato; le auto, anche senza mitragliatrici, costano un botto; le donne, col sorgere del sole non solo non evaporano, ma cominciano a russare e un paio d'ore dopo vogliono la colazione a letto. Allora ci si consola leggendo i libri del grande Fleming e anche guardando i film che ne sono stati tratti. Ma gli eccessi (e la simpatia) di James Bond alla fine ci fanno cogliere il lato più superficiale del narratore Fleming. Alla fine il grande romanziere è e resta un mito ricordato soprattutto perché papà di un personaggio cinematografico. Insomma il figlio rischia di far sparire il genitore. Comunque tutto quello che è «made in Fleming» è d'oro, come la vecchia Db5 che ora andrà all'asta. La vettura, che fu guidata da Sean Connery, potrebbe essere battuta a quattro milioni di sterline e più. Cinque milioni di euro. Il proprietario, l'americano Jerry Lee, l'acquistò nel 1969 per 12 mila dollari direttamente dall'Aston Martin. Fu la blasonata casa automobilistica a creare quel particolarissimo modello, completo di armi e dispositivi funzionanti. L'auto fu venduta a Lee a patto che potesse partecipare ad eventi promozionali. Ma di fatto è chiusa in un garage dagli anni Settanta. La macchina è in perfetta efficienza: si può usare la cortina fumogena, attivare il pannello posteriore di protezione antiproiettile, spruzzare l'olio contro gli inseguitori, cambiare la targa. Ha anche tutti i documenti in ordine. Chi acquisterà la mitica vettura, che sarà messa all'asta a Londra il 27 ottobre, potrà andarci in ufficio e a fare la spesa tutti i giorni. Chissà se, mentre la guida, si ricorderà di Ian Fleming?