A passo di flamenco

Il flamenco è arte antica, inveterata. Le sue radici fortemente popolari, conservate quasi miracolosamente attraverso i secoli nella caliente Andalusia, hanno da tempo sconfinato, stupendo il mondo. Basterebbero i nomi del leggendario Antonio Gades, per altro non andaluso, e del magnifico infedele Joaquin Cortes, per celebrarne fasti e capitoli di una storia ormai mitica. Da tempo ormai anche in Italia, proprio come il tango, anche il flamenco nelle sue molte sfaccettature musicali e coreografiche, è diventato di moda, non solo sui palcoscenici dei teatri, ma anche nei parquet delle balere e delle palestre, affiancandosi ad altre attività del tempo libero. A Roma ora arriva nientemeno che uno spettacolo (stasera alla Sala Sinopoli alle 21) che promette molto, pretendendo di rappresentare l'intera tradizione spagnola in un'unica serata. Vi si impegnano l'Ensemble dell'Orchestra d'Opera di Barcellona e il Gruppo Flamenco «El Duende» con i solisti Katia Moro e Ivan Alcalà unitamente alla cantaora Sara Flores e al chitarrista flamenco Juan Cortés. A promettere faville è uno spettacolo che tiene banco ininterrottamente dal 2004 al Teatre Poliorama e al Palau de la Musica catalana, uno spettacolo già applaudito da ottocentomila spettatori (un vero guinnes per il flamenco). Nel titolo, «Opera y Flamenco», sono la ragion d'essere e il motivo ispiratore dello spettacolo, come dire una contaminazione tra il canto lirico del melodramma e soprattutto della zarzuela spagnola (una sorta di briosa operetta) e il mondo fascinoso e seducente del flamenco Andaluso. Una Spagna fuori dal tempo fa da sfondo alla vicenda amorosa tra José e Carmen, interpretati a passo di danza, raccontata dalle loro stesse coscienze che assumono i colori delle voci del mezzosoprano Griselda Ramòn e del tenore Oscar Marin. La strada tentata è nuova e si fa forte di pagine classiche famose ispirate alla Spagna ed al mondo gitano come la Carmen di Georges Bizet o il Trovatore di Verdi, ma anche della variegata tradizione musicale spagnola, ricca dei nomi di Albeniz, Granados e De Falla. Un mix, almeno sulla carta, vincente e di grande impatto e godibilità.