Crociati alla riscossa

Levere ragioni delle Crociate» (trad. it. Lindau, Torino 2010, 364 pagine, 24,50 euro), saggio che racconta l'avventura, rasentante l'incredibile, di un continente intero (non una razza, una ideologia, un partito), un "continente di cultura" qual era l'Europa cattolica divisa e magari pure divisissima politicamente ma unita spiritualmente dai "princìpi non negoziabili", imbarcarsi nella più grande spedizione che l'umanità abbia mai intrapreso onde giungere alle porte del mondo allora conosciuto con l'unico e pio scopo di assicurare agl'inermi pellegrini della fede cristiana l'acceso ai luoghi santi del martirio e della risurrezione di Gesù. Là vi erano i musulmani, convinti pure essi che quei luoghi fossero benedetti epperò consacrati a un dio diverso, tale per cui quei crucisignati venuti da lontano avrebbero finito solo per andarsene all'inferno. Da allora la storia non è mai finita. L'Islam, iniziato subito, nel secolo VII, come espansione eminentemente militare, ha continuato a coltivare l'idea di ricacciare gli "invasori" nelle loro terre e d'inseguirli fin nelle loro case. Del resto, come osserva acutamente lo studioso statunitense, l'Europa cristiana, indebolita pure dai propri peccati di omissione, quei peccati che (diceva T.S. Eliot) non hanno fatto ma hanno disfatto le Crociate, ha abbandonato a un certo punto l'idea di quel soccorso internazionale ai pellegrini più cedendo sul piano politico che su quello militare, perdendoci nel mezzo gran parte del proprio slancio ideale più o meno come accade nella guerra anticomunista degli Stati Uniti in Vietnam. Cresce infatti da quei tempi remoti l'idea che le Crociate siano state l'errore fondamentale commesso dall'Occidente "colonialista" nei confronti del "pacifico Islam", il quale starebbe dunque "semplicemente", da allora all'Undici Settembre, reagendo a un sopruso... Senza risparmiare nulla ad alcuno (scrive bene che i milites Christi «erano tremendamente violenti, pronti a commettere i più orrendi peccati e al tempo stesso traboccanti di autentico sentimento religioso»), Stark, che non è cattolico e che ancora sta "lottando con Dio", sembra quindi rammaricarsi dell'alt a un certo punto imposto alle Crociate: è da lì, infatti, che l'Occidente ha cominciato a sentirsi ingiustificatamente in colpa nei confronti del mondo intero e a debosciarsi. Stark è oggi uno dei massimi studiosi di storia, cultura e religione che il mondo conosca. Ci ha abituati a opere di rara intelligenza sulla nascita e l'identità dell'Occidente, sulla teologia delle religioni, su quale sia la fede più adatta a difendere e a promuovere l'umano. Oggi completa l'affresco con una pennellata speciale, certamente destinata a segnare profondamente gli studi in materia. Adoperando, da fine scienziato qual è, fonti d'epoca, lo studioso ci ricorda che "i crociati non furono i barbari giunti a brutalizzare musulmani colti e civilizzati. Il loro credo sincero era quello di combattere nei battaglioni di Dio". E non è affatto poco. www.marcorespinti.org