La prima cosa che una donna impara appena comincia la scalata alla sua affermazione professionale è a diffidare delle altre donne

Sìperchè non c'è peggior nemico per una donna che un'altra donna. Ed è una guerra fatta di colpi bassi e di pugnalate, di veleni e di sgambetti, con un cinismo e una determinazione che sorprendono proprio perchè dopo aver tanto faticato per entrare nella stanza dei bottoni ci si aspetterebbe solidarietà e gioco di squadra dai rappresentanti dello stesso sesso. E invece ogni Cenerentola è pronta a trasformarsi in una sorellastra. Il ritratto impietoso delle donne di potere è tracciato da Tiziana Maiolo che ha distillato la sua esperienza di giornalista e politico (due volte assessore, tre volte eletta in Parlamento e poi rappresentante del governo italiano sulle pari opportunità al Cedaw-Onu) in un saggio crudo e documentato ma non privo alla fine della speranza che qualcosa possa cambiare. La Maiolo ha verificato sul campo come si comportano le donne una volta sulla plancia di comando. Nel saggio dal titolo esplicito «Donne che odiano le donne» (Mondadori) l'autore ripercorre, riferendo la propria testimonianza, trent'anni di storia del potere femminile in Italia. Così scopriamo che anche nella culla del femminismo, a Il Manifesto con Rossana Rossanda, Lucia Annunziata, Ritanna Armeni, «non c'era nessuna solidarietà» tra quelle che avevano posizioni apicali e le altre e anzi «le più giovani erano costrette all'abnegazione, sacrificate sugli altarini dei rampolli maschi sempre valorizzati e coccolati». Tiziana Maiolo racconta, senza timore di sollevare polemiche, la sua esperienza di assessore nella giunta milanese di Letizia Moratti. In quel periodo fa la conoscenza con una tipologia di donne che prolifera ai piedi del potere. Le definisce ragazze-coccodè, ovvero quelle che inseguivano il potere sotto l'ala del sindaco. Le descrive come «fragili e insicure la cui crudeltà è pari alle loro paure». E la cattiveria sommata all'insicurezza è «una miscela esplosiva». Parla delle donne che «hanno il cicisbeo». Ovvero di quelle che comunque anche se con il potere hanno bisogno dell'uomo-protettore. La Maiolo fa un'esempio che vale per tutti: Letizia Moratti e il «cicisbeo Paolo Glisenti». Dopo questa impietosa carrellata, la Maiolo ci lascia con un interrogativo. «Oggi siamo in tante ad avere l'accesso alle leve del potere, nel lavoro, nella politica, nel mondo dello spettacolo. È positivo? Non lo so, non lo so più. Troppe sorellastre killer ho visto». E conclude: «Sono uno storica femminista addolorata. Ma non arresa. Per questo ho voluto raccontarmi».