GREEN ZONE, di Paul Greengrass, con Matt Damon, Brendam Gleeson, Greg Kinner, Stati Uniti, 2009.

Adesso,rivolgendosi a un reportage di un indiano, Rajiv Chandsasekaran, della sede a Baghdad del "Washington Post", ci dice, moltiplicando gli affanni, della missione di un militare americano - ancora una volta interpretato da Matt Damon - destinata a scoprire e a disinnescare quelle armi di distruzione di massa cui, secondo i servizi segreti statunitensi, Saddam stava per fare ricorso ai danni del popolo americano. Da qui la necessità urgente, condivisa dagli inglesi, della guerra in Irak. Se non che, più l'azione procede e più la missione si rileva quasi una presa in giro perchè, nonostante le ricerche e varie spiate attorno, l'esistenza di quelle armi viene via via sempre più smentita. Anche se, con indiscrezione totale del militare a capo della missione, si finisce per scoprire che i servizi segreti l'avevano fabbricata ad arte per dar motivo a Washington di scatenare quella guerra. Un thriller, se vogliamo, con i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. In mezzo, però, mentre questo scontro si dipana nel più concitato dei modi, una sorpresa e una scoperta dietro l'altra, esplode, ad ogni pagina, una guerra guerreggiata i cui effetti Greengrass ha spinto fino al diapason non risparmiando nulla di tutto quello che poteva inchiodare lo spettatore alla poltrona. Ritmi martellanti e vorticosi, suoni e musiche assordanti, immagini di un realismo durissimo e spietato. Pronte quasi ad atterrire. Senza mai pause. Al loro centro, appunto Matt Damon. Eroico e grintoso come ai tempi di John Wayne. Più dell'altro, però, ansioso della verità e nemico della retorica.