Paolo Rossi «scomodo»? È soltanto un comico Non si pianga addosso

Ilche chiude definitivamente la strada ai comici sul palco dell'Ariston. Non credo che ne sentiremo la mancanza. Il comico denuncia il modo e lo stile con cui è stato bocciato. Dopo esser stato invitato dagli organizzatori a proporre un segmento comico di dieci minuti, possibilmente extra-politico, Rossi non è piaciuto agli autori, che hanno fatto a meno della sua comicità. Comprensibile il disappunto dell'attore, al quale però qualcuno dovrebbe spiegare che la sua esclusione è da mettere sullo stesso piano di quella dei centinaia di cantanti che ogni hanno propongono la loro canzone e che magari, dopo l'ascolto, non viene accettata. Magari si ripropongono l'anno dopo (Don Backy lo fa da 39 anni!) senza dare del servo a chi deve far quadrare una scaletta. L'atteggiamento di Rossi è tipico di tutti i cosiddetti artisti "da denuncia", i quali se rifiutati per qualche motivo, hanno sempre l'alibi motivazionale del loro esser "scomodi", ruvidi e forcaioli. Qualche volta il motivo può essere un altro e francamente è meschino nascondersi dietro una censura inesistente. Meglio affilare le armi del talento, dell'ispirazione, del gusto per l'improvvisazione, se proprio si è così certi di possederle. Rossi è un allievo di Dario Fo: prenda esempio dal maestro, il quale proprio negli anni dell'ostracismo ha prodotto il meglio. Fuori dalla Rai, cancellato dai circuiti teatrali tradizionali, Dario Fo, insieme a sua moglie Franca Rame, riuscì a creare un nuovo modo di far teatro, ancora oggi validissimo. Quando rientrò in tv, venticinque anni dopo, sembrò a tutti artisticamente fresco come una rosa, non certo esausto come altri colleghi colpevoli di aver fatto troppa tv. Soprattutto troppa tv inutile. È il destino dei comici "contro", che purtroppo hanno bisogno di promozione come tutti gli altri e anche se non ne hanno bisogno loro personalmente, sono costretti a seguire le indicazioni dei loro impresari, di chi vende le loro serate. Questione di feeling, certo, ma anche di marketing. Anche Checco Zalone e Corrado Guzzanti non sono stati presi in considerazione, ma loro non hanno concesso interviste. Mauro Mazza, direttore di Raiuno, ha chiuso la questione informando la sala stampa che il monologo dell'attore sarà visibile su Youtube, anche per il piacere dei «lacchè Rai» (parole di Rossi) che hanno deciso di farne a meno. La questione si riduce tutta a un voler esser parte del gioco, a voler esser in qualche modo alternativi e subalterni ma anche, soprattutto nelle occasioni che contano, mainstream. Non sarà un po' troppo?