"Il palco mi fa tremare"

{{IMG_SX}}Il pubblico romano attende il ritorno di Anna Proclemer, da stasera all'11 novembre al Ghione, nel recital «Anna dei pianoforti», scritto e diretto da Cesare Scarton e Mauro Tosti-Croce a partire da testi di Alberto Savinio e con Antonio Sardi de Letto al pianoforte. Cosa le piace della scrittura di Savinio? «Ha uno stile fantasmagorico e surreale in cui si sente la cultura europea dei primi trent'anni del secolo scorso. Qui mi soffermo su tre racconti che hanno per filo conduttore il protagonismo di un pianoforte a coda». Che rapporto ha con la musica? «Ho studiato poco e male anche se avevo una brava insegnante, ma frequentavo il liceo e già avevo l'idea del teatro. Mi compravo i 78 giri e ci mettevo un anno per acquistare una sinfonia completa, tuttavia conoscevo a memoria tutti i pezzi. Ora ho decine di cd e non riesco ad ascoltarli. Eravamo più poveri, ma molto più ricchi. La povertà e la difficoltà di avere le cose ci permetteva di apprezzarle davvero». Ha nostalgia del passato? «Rimpiango la giovinezza perché la vecchiaia è orrenda. Certo, ricordo momenti in cui il teatro era importantissimo. Ho iniziato le mie tournée quando ancora c'era la guerra. Allora i giovani facevano i sacrifici per andare a teatro, ora vogliono gli sconti. Mi ricordo che io andavo in loggione con tre lire, poi scendevo in platea, se c'era una poltrona libera: le mascherine ormai mi conoscevano e stavano zitte». Come vede il suo futuro? «Ma se ho un piede nella fossa! Tirando le somme mi considero molto fortunata per essere nata sana. E poi nella vita si diventa quello che si sceglie di essere. Quest'anno sono stata malissimo e ho subito due interventi chirurgici tremendi, però non mi bastano le giornate per fare tutto quello che vorrei, pur vivendo da sola. Sono sempre attratta dalle novità e trovo fantastico viaggiare su Internet perché ti allarga la mente. Perfino andare in scena mi spaventa ancora: le tavole del palcoscenico fanno tremare e c'è sempre un aspetto dello spettacolo che potrebbe essere migliore!».