L'archeologia non è di destra né di sinistra. Come la legge

Insecondo luogo desidero fare qualche riflessione. Questo è un argomento di cui si discute da circa un ventennio, tra alterne vicende e viene da domandarsi come mai di questa semplice e a mio giudizio meritevole iniziativa legislativa si riesce a parlarne e a discuterne solo fuori dai corridoi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali? Siamo forse schiavi di qualche intellettuale, presunto custode del nostro patrimonio artistico e archeologico? Perché, mi domando, alcuni si innalzano a Custodi di una cittadella nella quale i barbari non devono entrare? Peraltro succede che queste persone lavorino o abbiano lavorato, evidentemente con lauti compensi, per istituzioni straniere, quelle sì, colpevoli di avere alimentato il traffico clandestino dei beni archeologici. Ma nel nostro Paese sembra che alcuni argomenti siano esclusiva di una parte politica. Credo che sia necessario affrontare questo problema una volta per tutte senza pregiudizi, consapevoli che se si hanno opinioni diverse, non vuol dire che si fa parte della cupola delle cosiddette archeomafie. Credo di essere credibile nell'affermare di non essere affiliata a un'organizzazione di tombaroli, eppure se dico che le proposte in questo senso mi sembrano ragionevoli, forse verrò inserita nel gruppo dei "cattivi". Peraltro la storia delle proposte di legge sulla materia ci dice che il "testimone" nel tentare di risolvere la questione se lo sono passato quasi tutti i Ministri dei governi degli ultimi quindici anni. E allora: se lo propone Veltroni è buono, ma se lo fanno Urbani, Bondi, o Fisichella sono cattivi e complici dei tombaroli? Purtroppo nel secolo scorso si è diffuso un "luogo comune", frutto di un malinteso statalismo, secondo il quale lo Stato è l'unico soggetto titolato a esercitare la tutela del nostro patrimonio artistico e in questo caso archeologico. La storia secolare, millenaria, del nostro Paese dimostra una cosa diversa. E' una storia costellata da imprenditori, da mecenati, da privati cittadini che hanno contribuito a formare l'immenso patrimonio per il quale l'Italia è famosa in tutto il mondo. D'ora in poi credo che sia necessario parlare solo di quale traguardo vogliamo raggiungere, mettendoci al lavoro in modo fattivo e semplice. Spero veramente che si riesca in questa legislatura ad approvare una legge che segni un "punto e a capo". So che il Ministro Bondi ha piena disponibilità di occuparsene. Lo si faccia con le dovute cautele, ponendo paletti, stabilendo criteri utili, ma anche pratici, senza cioè pastoie burocratiche, quelle che spesso rendono cattive anche norme varate con ottime intenzioni. Ma, vi prego, mettiamo al bando paure, moralismi, condanne preventive e tutta la presuntuosa cultura del sospetto. *Presidente Commissione Cultura alla Camera