Il debutto della pianista che sogna il cinema

Ventiquattro anni, pugliese, bella e talentuosa, Federica Fornabaio ha appena pubblicato il suo primo album come pianista solista. Nulla a che vedere con quanto espresso lo scorso anno al Festival di Sanremo, quando diresse l'orchestra dei due vincitori, Marco Carta per i Big e Arisa per i giovani. Un'esperienza che ha proiettato la giovane musicista nel grande giro. Il suo primo album restituisce le passioni e le influenze di un lungo percorso di studio. C'è dentro Chopin e Debussy ma anche la musica da film, in undici tracce, in parte di sua composizione, in parte cover. Non potevano mancare omaggi a Ryuichi Sakamoto e a Yann Tiersenn. Federica, un album impegnativo, che traccia un segno inequivocabile. Però forse è ora di finirla di pensare a lei come l'anti Allevi o la Einaudi in gonnella. Non è stanca? «Abbastanza. Due ottimi pianisti per carità, ma io faccio altro. Non sopporto il gossip che gira intorno a certe valutazioni. C'è chi non aspetta altro che io mi metta in opposizione ai due colleghi. Che assurdità». Però non può negare che il piano solo viva un buon momento. C'è molto interesse intorno al solismo, al virtuosismo, che se fossero mutate le aspettative emozionali… «Credo di si. Il mio è un album romantico. Anzi, mi sento decisamente una romantica, musicalmente ed emozionalmente e chi mi conosce, senza ascoltare il disco, non lo direbbe nemmeno. Nel disco ci sono momenti di emozione pura. Forse è vero che la gente vuole emozionarsi nuovamente. Forse la novità è che io offro un punto di vista femminile, che forse mancava». Dove la porteranno le sue ambizioni? «Continuo a essere curiosa delle cose più lontane, per esempio dello swing o della canzone italiana degli anni Quaranta, due generi che amo molto e che suono in altri momenti. Mi ritengo una compositrice prima che esecutrice e vorrei tanto lavorare nel cinema». Non crede che anche in quel settore si senta il bisogno di un punto di vista femminile? «Ne sono convinta, ma è un settore quasi proibito, oltre che molto maschilista. In fondo la musica è fatta di punti di vista; spero che qualcuno chieda anche il mio».