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Vent'anni di lavoro «made in Italy» hanno strappato al deserto della Giordania millenni di storia, che oggi sono protagonisti di una grande mostra

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AFirenze, alla Limonaia di Palazzo Pitti, apre i battenti oggi l'esposizione «Da Petra a Shawbak. Archeologia di una frontiera», che celebra il lavoro di un gruppo internazionale di studiosi coordinati da Guido Vannini, docente di Archeologia Medievale dell'Università di Firenze e curatore dell'evento. La mostra offre al pubblico reperti mai esposti e costituisce un viaggio nel tempo fra due realtà, distanti e vicinissime: le città di Petra e di Shawbak, che l'impegno e le ricerche della missione archeologica dell'Università di Firenze hanno permesso di conoscere e studiare. L'area è quella della Transgiordania meridionale, fra Mar Morto e Mar Rosso. Il centro più noto della regione è Petra, scolpita nella roccia, antichissimo crocevia del commercio dell'incenso, ancora oggi in buona parte avvolto dal mistero. Le ultime ricerche hanno ora focalizzato l'attenzione su Shawbak, imprendibile fortezza romana-bizantina, prima castello dei cavalieri con la croce poi trasformata da Saladino in un centro della cultura islamica. Petra e Shawbak, distanti in linea d'aria 25 chilometri, furono, l'una prima, l'altra dopo, il centro più importante della regione. «A Shawbak lo scavo archeologico seguita ad andare avanti - ha spiegato Vannini - La nostra disciplina è l'archeologia territoriale, una disciplina che non parte dallo scavo, ma da quella che viene definita archeologia leggera, cioè da quegli strumenti, come l'archeologia del paesaggio e ambientale, che consentono di studiare il territorio in maniera più globale. Il tutto su base informatica, con utilizzo di nuove tecnologie che ottimizzano tempi e risorse e permettono di ottenere informazioni non solo sullo scavo in se, ma anche sul territorio circostante. In Europa questo metodo di lavoro esiste già da diverso tempo, mentre - conclude - è praticamente sconosciuto in Medio Oriente dove c'è un'archeologia un po' più tradizionale».

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