"Visions": sulla scia dell'horror asiatico

Un'opera prima italiana. Ambientata negli Stati Uniti, con attori di lingua inglese qui doppiati e scopertamente ripresa dagli schemi più consueti del thriller hollywoodiano, con risvolti psicopatici. Al centro un assassino seriale con istinti sadici che lo inducono a far morire lentamente le sue vittime per raddoppiarne gli spasimi. Si mettono sulle sue tracce un giovanotto, Matt, che sembra aver perso la memoria a seguito di un grave incidente, un suo coetaneo ospite come lui di una clinica psichiatrica dove dice di essersi ricoverato per disintossicarsi, e Hope, l'immancabile giornalista intraprendente che segue sempre gli altri due in tutte le loro imprese. Che sono spericolatissime perché Matt ha una singolarità curiosa: ha perso sì la memoria ma ha visioni (come dal titolo) che gli fanno vedere "prima" le efferatezze dell'assassino, con la conseguenza, spesso, di sentirsene coinvolto. Il finale ribalterà molti temi, se non proprio tutto... Il soggetto e la sceneggiatura se li è scritti Andrea Dal Monte, di cui so poco, la regia se l'è assunta Luigi Cecinelli noto in tv, nel campo dei videomusicali e un po' anche in teatro. Il testo non lo aiuta molto, perché, pur imitando certi intrecci di Hollywood, al momento di tirare le somme, sfiorando il gratuito contraddice la verosimiglianza (per non parlare della logica), ma con i suoi modi di rappresentazione è riuscito, almeno in parte, a vincere questi difetti. Immagini buie, quasi decolorate, ritmi nervosi, i misteri e i dubbi sciorinati un po' dovunque grazie a climi furbescamente molto tesi, con quelle "visioni" del protagonista che li interrompono con effetti speciali forse eccessivi, ma indirizzati con intenzioni palesi a suscitare i soliti brividi di orrore (anche un po' sulla scia, questa volta, del cinema asiatico su argomenti simili). Gli attori qui da noi non sono noti, le cifre che debbono comunque rappresentare le esprimono. Meno però all'insegna di quella ambiguità che dovrebbero avere come sfondo.